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Pozzuoli, si degradano i murales che hanno dato “vita” alle scale di San Giuseppe

Era il Natale del 2014 quando furono donati alla città di Pozzuoli, grazie ad un’iniziativa del Gruppo archeologico Kyme,  quattro murales ispirati agli elementi della natura. Sono passati solo quattro anni e ormai dei murales rimane ben poco, una leggera macchia sgraziata a ricordare quello che solo poco tempo fa colorava e dava vitalità ad uno dei luoghi più suggestivi di Pozzuoli, il pendio di San Giuseppe.

La manifestazione è stata creata da un’idea dell’avvocato Schiano, coadiuvato dalla dottoressa Anna Abate. I richiami al mondo archeologico sono qualcosa di doveroso se solo si pensa alla grande storia di Puteoli, il nome di Pozzuoli in epoca romana. A dare le pennellate che hanno ricreato i mitologici dipinti sono stati  Antonio Isabettini per l’acqua, Aida Guardai per la terra, Bianca Ida Gerundo per l’aria e Stefania Colizzi per il fuoco. Il murale del maestro Isabettini occupa il terzo livello e si rifà alla leggenda  del  delfino Simone ispirato ad un racconto di Plinio il vecchio. “Questo delfino che fece  amicizia con un ragazzino a Baia . Dopo aver fatto colazione grazie al bambino, tutte le mattine, lo portava a scuola attraversando il Portus Iuluis da Baia fino a Pozzuoli.  Lo aspettava fino all’uscita e lo riportava a Baia. L’amicizia durò fino a quando il  bambino si ammalò e morì.  Il delfino si accorse della sua assenza  e si lasciò  morire anche lui.”  Una leggenda che compare anche su diversi muri monete diverse dipinti dell’epoca. ” Le spirali sono riprese da un  mosaico recuperato nel  golfo di Pozzuoli è un riferimento al mosaico per ricordare il Portus Julius Dove è stato recuperato questo mosaico”. Il comitato è stato creato  anche per far nascere l’ amore per la città  verticale come le scale di Napoli , il gemello più fortunato dell’evento.  Purtroppo “nulla è per sempre”. Il difficile supporto, per lo più un muro umido, ed il contatto costante con la salsedine ha fatto si che i murales pian pian siano andati degradandosi. “Noi abbiamo fatto anche alcune opere di restauro, ci siamo  occupati personalmente di riprendere i dipinti e passare l’anti umido, purtroppo gli anni passano, la salsedine  tende rovinarli ma l’idea di aver valorizzato un territorio e di averlo trasformato ha spinto anche gli abitanti a prendersene più cura  e di questo siamo orgogliosi” dice la dottoressa Abbate .

 

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