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Accadde oggi, il primo numero de “Il Giornale” di Montanelli nel 1974

E’ il 25 giugno 1974 quando Indro Montanelli fonda il Giornale, quotidiano da lui diretto fino al 1994.

Montanelli abbandonò il “Corriere della Sera” dopo la polemica con il direttore Piero Ottone a seguito della svolta a sinistra della linea politica di quest’ultimo. Da qui la decisione del giornalista Montanelli di fondare il nuovo quotidiano il Giornale nuovo con altri tre colleghi: Enzo Bettiza, Gianni Granzotto e lo scrittore Guido Piovene. La scelta di aggiungere “nuovo” alla testata è dettata dalla presenza ai tempi di un altro quotidiano denominato “il Giornale“, che usciva a Varese. Solo nel 1983 la testata venne rinominata “il Giornale” poiché l’altro giornale cessò la pubblicazione.

La vera rivoluzione di questo giornale era  la squadra di giornalisti, proprietaria della testata, i soli a poterne scegliere la linea politica.

Questa totale autonomia restò anche dopo l’acquisizione, nel 1977, de “il Giornale nuovo” da parte di Silvio Berlusconi. La redazione era composta da 59 giornalisti e il quotidiano usciva sei giorni alla settimana (non era in edicola il lunedì). Il primo numero infatti uscì proprio di martedì, il 25 giugno 1974.

“Questo quotidiano nasce da una rivolta e da una sfida. La rivolta è contro uno stato di fatto che espone i giornalisti a ogni sorta di condizionamenti padronali e corporativi. La sfida è alla ineluttabilità di questa situazione. Noi siamo convinti che un gruppo di uomini professionalmente selezionati e fermamente decisi a servire soltanto il lettore possono ottenere da lui quanto basta a sostenere la loro impresa senza bisogno di mettersi all’ombra – e alla greppia – di un «protettore»” scriverà Montanelli, sul primo numero de il Giornale Nuovo, come chiamato il quotidiano fino al 1983. “Chi sarà il nostro lettore noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la «sensazione» […] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a sé stessi. […] Vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell’Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida.”

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