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Accadde oggi, negli Stati Uniti d’America viene abolita la schiavitù nel 1865

Dopo la sanguinosa Guerra di Secessione gli Stati Uniti d’America approvarono il XIII emendamento della costituzione che aboliva finalmente la schiavitù.  L’acquisizione delle libertà civili, da parte degli schiavi neri, coincide formalmente con la “Dichiarazione di emancipazione”, pronunciata dal presidente Abramo Lincoln il 1° gennaio 1863. Dopo due anni lunghi e dolorosi, con la firma del tredicesimo emendamento, il processo di liberazione degli schiavi è finalmente avviato.

Prima della sua ratifica, la schiavitù era rimasta legale solo in Delaware, Kentucky, Missouri, Maryland, e New Jersey; in tutto il resto degli Stati Uniti d’America gli schiavi erano stati liberati grazie all’azione dei governi statali o dal Proclama di emancipazione.

Abraham Lincoln, estensore del proclama, e altri politici statunitensi erano tuttavia preoccupati che il Proclama sarebbe stato visto come una misura temporanea dovuta alla guerra, e quindi, oltre a liberare gli schiavi negli stati in cui la schiavitù era ancora legale, essi sostennero l’emendamento in modo da assicurare l’abolizione permanente della schiavitù.

L’emendamento fu proposto dai rappresentanti James Mitchell Ashley (repubblicano, Ohio) e James Falconer Wilson (repubblicano, Iowa) e dal senatore John B. Henderson (democratico, Missouri). Dopo la sua approvazione vennero proposti e approvati altri due emendamenti, noti come emendamenti della Ricostruzione: il XIV per proteggere i diritti civili degli ex schiavi e il XV che garantì il diritto di voto anche ai nuovi cittadini.

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