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Al Teatro Bellini di Napoli l’arte del digiuno di Eimuntas Nekrošius

Forse non era dimagrito tanto per il digiuno – a un punto tale che certe persone, pur dispiacendosene, erano costrette a rinunciare allo spettacolo perché non ne sopportavano la vista –, quanto per l’insoddisfazione che ispirava a sé stesso”.


A Hunger Artist approda al teatro Bellini di Napoli, portando con sé un modo diverso di fare teatro. Sul palcoscenico la fame si

Vaidas_Vilius

mostra in tutto il suo vuoto, dall’espressione alle movenze, dal tono di voce allo sguardo degli interpreti. Gli attori (Viktorija Kuodyté, affiancata dal trio Vaidas Vilius, Vygandas Vadeiša e Genadij Virkovskij ), danno “in pasto al pubblico” una recita forte, decisa, a tratti “disumana” e tragica, ma senza dimenticare ironia e stupore. La domanda che l’artista e lo spettatore si pongono è: cos’è il digiuno? Cosa rappresenta? Ne viene fuori che questa pratica può soltanto essere un’arte, lo scopo di una vita, la sua vita, quella del digiunatore.

Genadij Virkovskij

Un racconto emotivamente pieno nella sua vacuità, quello di Eimuntas Nekrošius, regista lituano alle prese con lo scritto di Kafka, pubblicato in Italia con il titolo “Un Digiunatore” o “Un Artista del Digiuno”.
Il successo dei digiunatori, a partire da quello che ne è considerato il capostipite, Henry Tanner, cresce tra fine Ottocento e primi del Novecento. Probabilmente Kafka pensa proprio a Tanner, il medico dell’Ohio che nel 1880 riuscirà a digiunare per quaranta giorni, esattamente il limite indicato nel racconto. Per la sua popolarità Tanner verrà menzionato anche da Mark Twain in “Seguendo l’equatore”.

Vygandas Vadeisa

Diventeranno note anche alcune donne, come la digiunatrice francese Claire De Serval o l’austriaca Auguste Victoria Schenk. Il più conosciuto rimane però il cesenaticense Giovanni Succi, per le sue imprese eclatanti e discusse. L’attrazione per lo spettacolo è vissuta da Kafka anche come atto di protesta nei confronti del suo ambiente familiare, che vede in particolare nel teatro qualcosa di sospetto e peccaminoso. Lo spettacolo, il circo, il varietà, nell’immaginario collettivo del suo tempo trovano numerose trasposizioni nell’arte e nella letteratura.

In scena, l’’artista del digiuno creato da Nekrošius, è una donna, a dispetto di quello maschile venuto fuori dalla penna dello scrittore boemo. Una splendida Viktorija Kuodyté che da sola si muove in un’atmosfera che cambia, si trasforma eppure resta sempre quella. Una gabbia invisibile che avvolge l’esile figura. A tratti il teatro stesso, fatto di palco, scena, quinte… è una scatola, una trappola da cui non si può uscire vivi. Un luogo “proprio” del digiunatore, “suo”, come la sua stessa fame. La Kuodyté, incanta lo spettatore, per lui tesse le lodi dell’arte del digiunare, ne esalta la follia, la bellezza, la maledizione. Lei interprete e narratrice, Lei donna e senza sesso, Lei preziosa ed indispensabile pedina di un tempo ipotizzato.

Solo 40 giorni, dovrebbe durare la prova del digiunatore. E mentre la recita scorre, sulle lavagne laterali poste in un appartamento borghese che sul fondo della scena resta immutabile, c’è un menù che non contempla cibo e alcuni numeri, tra questi proprio il 40! Un limite che non delinea il confine oltre il quale si possa perdere la salute vitale, ma ad essere perso è l’interesse, quello mostrato da un pubblico curioso e pagante. Il digiunatore è dunque, un artista o un fenomeno da baraccone? Egli viaggia, in giro per il mondo, mostrando se stesso come un prodigio, mostrando di sé l’arte. Come succede in questi casi, però, l’essere umano, non sa accontentarsi della fama, ne vuole di più e anche il digiunatore, si assume la responsabilità di osare!

Il pubblico dopo innumerevoli giorni di digiuno, perde interesse, anzi non riesce più a guardarlo. Subentra quel sottile dispiacere e la tipica cecità umana nei confronti della sofferenza.

A Hunger Artist di Eimuntas Nekrošius è un capolavoro che deve la maggior parte del suo successo all’attrice principale, che accompagna lo spettatore in un’atmosfera mista di ricordi e perdizione umana. Al di là della bellezza interpretativa, ad incantare sono i suoni. L’intero spettacolo è reso godibile dalla musica struggente, leggera, mai invasiva. Anche la scelta di portare in scena uno spettacolo in lingua lituana è apprezzabile. Peccato per lo schermo dei sopratitoli, posto troppo in alto per consentire allo spettatore di seguire tranquillamente le movente degli interpreti e la traduzione delle battute.

Dal 19 al 21 aprile 2017, Teatro Bellini
A hunger artist – Un digiunatore
di Franz Kafka
con Viktorija Kuodyté, Vygandas Vadeiša, Vaidas Vilius, Genadij Virkovskij
regia Eimuntas Nekrošius
produzione Meno Fortas Theatre
con il sostegno di Consiglio di Cultura Lituano
organizzazione Aldo Miguel Grompone, Roma
Spettacolo in lingua lituana con sopratitoli in Italiano
Durata: 75 min.

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