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Appetito e modo di mangiare: il percorso del cibo nella vita dell’uomo

Appetito e modo di mangiare cambiano nel corso della nostra vita, attraverso le “stagioni” della nostra età.

Da 0 A 10 anni. All’esigenza di una rapida crescita si affianca la necessità di impostare le basi del comportamento alimentare del bambino, affinché non sviluppi disturbi alimentari o obesità.
Dai 10 AI 20 anni. Negli anni dell’adolescenza sono gli ormoni a influenzare l’appetito. A una fame spesso insaziabile si accompagna l’esigenza di una buona educazione alimentare.
Dai 20 AI 30 anni. Che si vada all’Università, si cambi città, si inizi a lavorare o ci si trasferisca a vivere con un partner (o soli) questo è – insieme alla decade successiva – il periodo in cui si cambia maggiormente stile di vita. Occorre prestare particolarmente attenzione all’aumento di peso, perché il grasso corporeo accumulato non si smaltisce facilmente.
Dai 30 AI 40 anni. Sono gli anni dello stress da lavoro, responsabile del cambiamento di abitudini alimentari nell’80% della popolazione. Questo malessere può manifestarsi sotto forma di mal di stomaco o mal di pancia da ufficio (o comunque: in un modo che toglie la fame) o al contrario come molla scatenante di una dipendenza da cibo, con l’urgenza di consumare uno specifico alimento ad alto contenuto calorico.
Dai 40 AI 50 anni. Nella quinta decade si dovrebbe cominciare a cambiare le abitudini alimentari per prevenire i problemi di salute.
Dai 50 AI 60 anni. Si inizia ad accusare una perdita di massa muscolare (sarcopenia) dello 0,5-1% all’anno, e fattori come una diminuzione dell’attività fisica, l’insorgenza della menopausa per le donne e uno scarso apporto di proteine possono peggiorare la situazione. Un’alimentazione sana e variegata e una regolare attività motoria possono aiutare a contrastare questo problema.
Dai 60 anni in su. Gli anni che avanzano possono portare a carenza di appetito, e malattie degenerative come l’Alzheimer possono favorire perdita di peso e fragilità dell’organismo. Occorre ricordare che una maggiore durata dell’esistenza deve accompagnarsi a una buona qualità della vita.

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