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Assad e la Russia: dura la presa di posizione dell’America

Quanto accaduto settimana scorsa in Siria, con il bombardamento sulla popolazione civile con del gas Sarin da parte di Assad, ha indignato la politica mondiale e non solo. Da Ankara all’America, passando per l’Unione Europea. Tutti hanno fatto sentire la loro idee per la morte di oltre ottanta persone, quasi tutti civili e moltissimi dei quali erano donne o bambini, che hanno visto stroncare le loro vite contro quello che lo si può definire tranquillamente come un crimine di guerra.

Il bilancio, ad oggi, resta ancora incerto. Ad essere colpito più pesantemente è stato il quartiere Shemali, dove si trovano i rifugiati della citta di Hama. Washington, dopo questo bombardamento, ha cambiato posizione sulla sorte di Assad. L’amministrazione Trump ora ritiene che la cosa migliore nell’interesse del popolo siriano sia che Assad non governi più la Siria, mentre fino a qualche giorno prima questa non era una priorità per Trump che poi ha attaccato Obama dicendo “Le azioni atroci del regime di Assad sono una conseguenza della debolezza della passata amministrazione“. L’America ha reagito lanciando 59 missili Tomahawk contro la base aerea lealista di Shayrat, in Siria, da dove gli americani ritengono che sia partito l’attacco con armi chimiche.

Assad – lo si sa – ha alle spalle la Russia e Putin e quanto accaduto qualche giorno fa non ha fatto altro che deteriorare i rapporti fra l’America e appunto la Russia, finita anch’essa nel mirino del terrorismo con l’attentato di Pietroburgo. I rapporti fra le due superpotenze non sono più idilliaci, in molti sostengono che non si è mai stato cosi vicini come ad una nuova Guerra Fredda, ma un chiusura di rapporti fra Mosca e Washington potrebbe dare il via libera ad altri attacchi di matrice islamica.

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