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Furto in casa di Borrometi, il giornalista deporrà in aula

Paolo Borrometi, giornalista ragusano, che ormai da alcuni anni vive sotto scorta, ha subito un misterioso raid in casa sua.I ladri hanno portato via l’hard disk di un computer e gli appunti relativi ad alcuni articoli. Borrometi, che è direttore del giornale online “La Spia” e lavora all’Agenzia Italia, si è occupato nelle sue inchieste dei traffici illeciti che ruotano attorno al mercato ortofrutticolo di Vittoria, dello scioglimento per mafia del Comune di Scicli e del racket delle agenzie funebri.

Il Presidente delle Regione Sicilia Crocetta ha espresso la sua solidarietà al giornalista: “Certo che è un furto molto strano quello che è accaduto nell’appartamento romano di Borrometi. Che la cosa poi avvenga a Roma è ancora più inquietante. Paolo è dovuto andare via dalla Sicilia per le sue inchieste sulla mafia – ricorda il governatore – e si ritrova a vivere gli stessi problemi, in passato Paolo è stato anche aggredito, con gli attacchi di una mafia che non si vuole rassegnare, che non accetta che sui giornali si possa scrivere la verità. Sono con Paolo e con quanti ogni giorno fanno il proprio dovere”.

Ad aprile, il Tribunale di Ragusa ha condannato a un anno e otto mesi di reclusione il pregiudicato vittoriese Giambattista Ventura, per concorso in tentativo di violenza privata per le minacce al cronista. Al processo, si erano costituti parte civile la Federazione nazionale della stampa, l’Ordine dei giornalisti e il Comune di Vittoria.

A Borrometi arriva anche la solidarietà della Federazione nazionale della stampa. Il presidente Beppe Giulietti e il segretario Raffaele Lo Russo scrivono in una nota: “Il presidente del Senato, Pietro Grasso, con la sensibilità di una vita contro le mafie ha denunciato le nuove minacce e gli avvertimenti scagliati contro il giornalista Paolo Borrometi dai clan mafiosi. Dopo le minacce, il pestaggio (Borrometi vive con una menomazione alla spalla), i messaggi minatori, da ultimo l’irruzione nella sua casa di Roma, da dove i “ladri” non hanno sottratto nulla, tranne supporti informatici e cartacei sulle inchieste relative ai clan mafiosi della Sicilia orientale che Paolo stava realizzando”.

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