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Bossi chiede affidamento in prova ai servizi sociali

Deve scontare un anno per vilipendio al Capo dello Stato, per aver dato del “terrone” a Giorgio Napolitano.

Gli avvocati di Umberto Bossi hanno depositato questa mattina negli uffici della Procura generale di Brescia la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali per il fondatore della Lega condannato ad un anno e 15 giorni per vilipendio al Capo dello Stato.

Il verdetto è atteso nei prossimi giorni. La condanna riguarda il duro attacco sferrato dal fondatore della Lega all’allora capo dello Stato il 29 dicembre dal palco della “Berghem Frecc”, la festa provinciale del Carroccio di Albino, nella Bergamasca: “Napolitano nomen omen, non sapevo fosse un terun”, disse Bossi mimando il gesto delle corna con la mano.

Finito sotto processo davanti al Tribunale di Bergamo, fu condannato a 18 mesi di carcere. Pena poi ridotta dalla Corte d’Appello di Brescia a un anno e 15 giorni e diventata definitiva con la conferma della sentenza da parte della Cassazione. Il 26 settembre la Procura Generale di Brescia aveva firmato un ordine di carcerazione, emettendo subito dopo un decreto di sospensione dell’esecuzione della pena.

Le condizioni di salute attuali non rendono il leader leghista compatibile con il carcere (nel 2004 Bossi fu colpito da un ictus da cui non si è mai ripreso completamente).

Il politico quindi la possibilità di accedere a una delle misure alternative: domiciliari, semilibertà, servizi sociali. Bossi punterà a quest’ultima ipotesi.

 “Adesso la Procura generale girerà gli atti al tribunale di Sorveglianza che fisserà un’udienza per affrontare la richiesta” ha spiegato l’avvocato Domenico Mariani. “Potremmo andare a discutere anche tra un anno visti i tempi della giustizia però – prosegue il legale – essendo protagonista Bossi l’udienza potrebbe anche essere fissata tra dieci giorni. Aspettiamo”.

 “Chiederemo – ha detto ieri l’avvocato del Senatur – che il senatore Bossi non venga scardinato dalla propria attività di parlamentare e che quindi possa continuare ad essere presente in Aula”.

 

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