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Castel Volturno, il set di frontiera de “Il vizio della speranza”

“È un posto irresistibile: sotto le macerie è nascosta la bellezza viva, pulsante. In ogni metro quadrato trovi inferno, purgatorio e paradiso”, racconta il regista Edoardo De Angelis.

“Questo film è una preghiera affinché ci sia un domani. Ho voluto che almeno uno dei bambini, che nascono da donne-schiave e spariscono nel nulla a Castel Volturno, avesse un futuro, una famiglia, un po’ d’amore”, afferma il regista Edoardo De Angelis. L’opera distribuita da Medusa, uscirà nelle sale il 22 novembre.

Castel Volturno è un set di frontiera. Sul fiume Volturno, circondato da case che sono terra di nessuno, e poi nelle location de ‘Il vizio della speranza’ di Edoardo De Angelis, il regista non manca di parlare di questi luoghi, pieni di disagio e violenza, come una terra in cui convivono “inferno, paradiso e purgatorio”.

Il film nasce “da un rapporto con una natura potente che non soccombe alla violenza, come l’uomo. È un posto irresistibile: sotto le macerie è nascosta la bellezza viva, pulsante. In ogni metro quadrato trovi inferno, purgatorio e paradiso”. Il fiume “è un ricettacolo di rifiuti ma anche di oggetti sacri che diventano simulacri da riempire di nuovi significati”. Una terra di nessuno dove vivrebbero oltre ventimila immigrati. Tra questi, donne schiavizzate con riti voodoo in un pezzo di Domitiana dove è concentrato un alto numero di chiese pentecostali.

 “È stato un film difficile – spiega il regista – Abbiamo girato con 34 giorni di pioggia e due di neve: complicato arrivare sul set con la troupe, girare sull’acqua con il fiume gonfio e le buste della spazzatura intorno ai piedi. Ma nessuno ha avuto paura di restare nel fango o affogare. Stavamo raccontando la sopravvivenza”.

De Angelis non ama parlare di location. Castel Volturno è il luogo “che ha generato la storia. Non è una terra facile ma qui c’è chi cerca di costruire il proprio futuro. La vita trova una forma anarchica di sopravvivenza, la legalità non è una priorità: non sarà legale ma è giusto”.

Qui, dice ancora, “gli aborti clandestini sono all’ordine del giorno e li fanno anche con sistemi assurdi. In fondo quello che racconto qui è un distillato degli incontri di uomini e donne che ho conosciuto. Non posso dire esattamente quello che mi è rimasto dentro, probabilmente lo capirò dopo. Questo per me è un racconto arcaico”.

 

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