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#Cazzimmaearraggia,al Civico 14 di Caserta sono di scena furbizia e rabbia

Secondo Matilde Serao il mare non bagna Napoli, ma Fulvio Sacco e Napoleone Zavatto propongono una versione diversa della storia, che vede la città finalmente artefice di un ruolo attivo, seppur assurdo e paradossale, come le vite che in essa spesso si intrecciano: è Lei, infatti, che non bagna il mare.

I due autori si presentano come novelli Totò e Peppino: da loro mutuano l’arte di arrangiarsi, che li rende “sciarmati”, ma anche la genialità e l’inventiva che con l’arte di tirare a campare si gemella.

Sono i figli del popolo, “genìa” di una città contraddittoria ma ricca di vitalità, che si muove tra luci e ombre, dove la condivisione e la convivialità sono messe al primo posto. Non a caso viene spesso scelta come patria d’adozione da chi non vuole essere considerato per il proprio grado e ruolo, ma desidera poter essere accolto per quello che è, senza infingimenti.

Una città – abitata da diavoli, come scriveva Goethe – ma che pure riserva sprazzi di assoluta bellezza e dolcezza, quando l’occhio cade su un gruppo di ragazzini che, al ritorno da scuola, gettano gli zaini a terra, improvvisano due porte e iniziano a giocare a calcio.

E’ una città contraddittoria, lo riconoscono gli stessi autori, dove se si vuole andare avanti bisogna nascere e conservare un serbatoio di “cazzima”, cioè di sana furbizia, che viene alimentato dall’“arraggia”, cioè dalla rabbia, per le vessazioni e i diritti negati, che può diventare, però, il carburante giusto e necessario per un riscatto possibile.

Rabbia e fame sono, quindi, i due motori della storia.

Una città che, assieme ai suoi cittadini, sparsi in tutto il mondo, ha eletto a propria icona e idolo un uomo e le sue fragilità – angelo e diavolo insieme, re del calcio, il “pallone”, di cui molti ragazzi e ragazzini inseguono il sogno.

Diego Armando Maradona è totem di questa città che sa emergere dalla polvere, facendo splendere le sue luci, e immergersi nuovamente in essa, senza mai rinunciare al “conatus” di salvarsi, risorgendo mille volte dalle sue ceneri come l’araba fenice.

Ora la parola passa ai due protagonisti di #cazzimmaearraggia in scena sabato 22 e domenica 23 ottobre al Teatro Civico 14 di Caserta, affinché possano raccontare quest’opera attraverso il loro sentire.

Lo spettacolo è realizzato con il coaching del drammaturgo, Armando Pirozzi


L’INTERVISTA

Che idealtipo rappresentano i protagonisti nel loro tirare a campare?

«Ci siamo ispirati ai film di Totò e Peppino per creare i due personaggi e li abbiamo costruiti avvicinandoli il più possibile a noi, ai nostri difetti e alle nostre paure, alla nostra contemporaneità. Sono personaggi trascinati dagli eventi, però – nel loro profondo – c’è una scintilla, un inarrestabile impulso vitale in grado di portarli a realizzare il loro più grande sogno.»

Che faccia della città da riscattare raccontano?

«Veniamo da dietro la nuca della città. Ci piace raccontare le storie di chi la sceglie alle 7 del mattino e si è scocciato di mettere nel cassetto i sogni. Ogni volta che la fantasia sembra superare la realtà, Napoli si contraddice con una realtà paradossale ed assurda. A nostra volta, proviamo a ribaltare il racconto e a descriverla da un punto di vista personale: è Napoli che non bagna il mare.»

Come i sogni individuali si intrecciano al riscatto collettivo?

«Quando siamo nati esistevano due Germanie. Quando siamo cresciuti esisteva la politica dei partiti. Quando siamo diventati adulti abbiamo capito che ci sono delle macerie che vale la pena salvare, con le quali confrontarci. Il “pop” inteso come popolare è il racconto dei nostri nonni intorno al piacere di stare insieme. Ecco, i sogni, come le storie, sono più interessanti se condivise.»

Perché hanno scelto lo strumento del calcio?

«Siamo tifosi del Napoli e apprezziamo il calcio popolare e le storie dell’Union Berlin o di Osvaldo Soriano. Semplicemente, quando vediamo un gruppo di ragazzi che dopo scuola butta gli zaini a terra per farne delle porte e iniziano le partite più combattute al mondo… allora torniamo anche noi a giocare.»

Maradona è santo, idolo e angelo caduto protagonista di altarini votivi e di mostre su genio e follia. Qual è il messaggio mediato attraverso di lui?

«La contraddizione. Maradona incarna buona parte di un repertorio mefistofelico ed angelico. Gli eccessi personali non ci interessano, mentre la sua dimensione politica è affascinate. Da sostenitore di Chavez ad allenatore dell’Al-Fujairah. Maradona è stato tutto, come non è stato niente. In questo nostro modo di fare teatro ci accompagna Santo Diego (ig: @santodiego.10) – un progetto di un artista che vuole restare anonimo, che ha creato degli stickers prima divenuti santini e poi dei poster, che hanno invaso la città. Una blasfemia da svariati punti di vista che però ti porta a pensare, non a consumare. Noi portiamo, con la stessa visione, Santo Diego in teatro e Santo Diego porta il nostro lavoro in strada.»

Cazzimma, cioè furbizia, e arraggia, cioè rabbia. Da cosa sono generate e dove conducono e nutrono?

«Con la cazzimma ci nasci, mentre con la arraggia ci cresci. Entrambe hanno una valenza positiva ed una negativa in base al contesto in cui vengono usate. Per noi è una sorta di “yin e yang” partenopeo. Furbizia e cattiveria, rabbia e fame di vivere. È un mood che se preso positivamente può portarci – come in questa avventura teatrale – a vivere la vita con pienezza, senza un passo indietro, con ironia, con passione.»

ph. Federico Passaro

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