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Cina – Usa, scontro totale su dazi commerciali: il piano di Trump

I nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti alle importazioni di pannelli fotovoltaici avranno “un impatto più deleterio” sull’industria e sui consumatori statunitensi rispetto a quelli cinesi.

A scriverlo è il quotidiano di Stato cinese “Global Times”, secondo cui “nel caso di una escalation del conflitto commerciale, la Cina reagirebbe tassando le esportazioni di auto statunitensi in Cina, oltre ad adottare una serie di altre contromisure”. Stando al quotidiano, l’imposizione di una tariffa del 30 per cento alle importazioni di pannelli fotovoltaici è stata interpretata dall’industria cinese come una mossa espressamente rivolta a Pechino, dal momento che da anni la Cina è la prima esportatrice di componenti per pannelli fotovoltaici sul mercato Usa.

Liu Chang, fondatore del sito web cinese solar.ofweek.com interpellato dal “Global Times”, ritiene che il dazio non costituisca una sorpresa:” Sin dal 2012 gli Usa hanno imposto tariffe anti-dumping sino al 36 per cento alle importazioni di pannelli realizzati con celle fabbricate in Cina”, ha ricordato l’esperto, pur ammettendo che le nuove misure protezionistiche Usa sono più dure delle precedenti, dal momento che vanno ad aggiungersi a quelle già in vigore. Secondo Lin Boqiang, direttore del China Center for Energy Economics Research presso la Xiamen University, le misure adottate dal governo Usa colpiranno alcune aziende cinesi che negli scorsi anni avevano spostato la produzione in paesi come Vietnam e Thailandia proprio per aggirare le misure anti-dumping statunitensi; ciononostante, afferma Lin, “l’impatto non sarà così vasto, dal momento che l’industria cinese del fotovoltaico è sostenuta dalla domanda domestica, più che dal mercato statunitense”.

Secondo Lin, la stretta protezionistica degli Stati Uniti finirà per danneggiare soprattutto l’industria del fotovoltaico di quel paese, dal valore di 28 miliardi di dollari, e i consumatori Usa, con un aumento del prezzo dei pannelli e la perdita potenziale di migliaia di posti di lavoro. Un portavoce del produttore di moduli fotovoltaici cinese Trinasolar ha avvertito ieri che gli investimenti e i progetti dell’azienda negli Usa subiranno ritardi a causa dell’aumento dei prezzi, e che lo scenario delineato dalle nuove sanzioni prefigura un calo della competitività globale a lungo termine dell’industria fotovoltaica statunitense. “Non sono sicuro che l’attuale capacità dei produttori Usa basti a far fronte all’aumento della domanda statunitense”, sostiene Liu Chang. La Solar Energy Industries Association (Seia), che rappresenta gli installatori e i rivenditori statunitensi di pannelli fotovoltaici, ha avvertito ieri che la decisione di Trump causerà “una perdita grave e immediata di posti di lavoro”.

La Cina, come la Corea del Sud, intende rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) in risposta alle nuove misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti contro le importazioni di pannelli fotovoltaici nel mercato Usa. “La decisione degli Stati Uniti di adottare tariffe più gravose costituisce un abuso delle misure di difesa commerciale, e la Cina intende esprimere tutta la propria insoddisfazione”, ha dichiarato Wang Hejun, del ministero del Commercio cinese. “L’adozione degli Usa di misure restrittive contro l’importazione di pannelli fotovoltaici e lavatrici non è solo dannoso per il salutare sviluppo delle relative industrie statunitensi, ma danneggerà anche l’ambiente del commercio globale per i prodotti interessati”, ha aggiunto Wang, secondo cui la Cina “lavorerà con gli altri membri dell’Omc per difendere con risolutezza i propri interessi legittimi in risposta all’errata decisione degli Stati Uniti”.

Il ministero del Commercio sudcoreano ha annunciato ieri che il paese è pronto a presentare una petizione all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) in risposta alla decisione di Washington di imporre pesanti tariffe anti-dumping alle importazioni di lavatrici e pannelli fotovoltaici prodotti in Corea del Sud. L’annuncio di Seul giunge in risposta alla decisione del presidente Usa, Donald Trump, di approvare le raccomandazioni della Commissione per il commercio internazionale Usa, che nei mesi scorsi aveva richiesto l’adozione di tariffe “di salvaguardia” a tutela dei produttori nazionali. “La decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe alle lavatrici e ai pannelli solari sudcoreani è eccessiva e costituisce una apparente violazione delle disposizioni dell’Omce”, ha dichiarato il ministro del Commercio sudcoreano, Kim Hyun-chong, durante un incontro con gli imprenditori del paese. “Il governo Usa ha agito sulla base di considerazioni legate alla politica domestica, anzichè ottemperare alle regolamentazioni internazionali”.

Le misure approvate dal presidente Usa prevedono l’imposizione di un dazio del 20 per cento alle prime 1,2 milioni di lavatrici sudcoreane importate negli Usa nell’arco del prossimo anno fiscale, e del 50 per cento sulle lavatrici eccedenti quella quota; per quanto riguarda i pannelli solari, invece, la tariffa sarà del 30 per cento, e verrà applicata alle celle solari e ai moduli oltre i 2,5 gigawatt. Le misure di salvaguardia sono concepite per proteggere il mercato domestico da balzi improvvisi delle importazioni che causando danni alla produzione domestica; Seul, però, argomenta che Washington non abbia dimostrato la sussistenza di questi criteri, e in particolare la correlazione tra i prodotto sudcoreani e danni significativi all’industria manifatturiera statunitense. “Riteniamo di poter vincere il contenzioso all’Omc una volta presentato il nostro caso”, ha detto stamattina il ministro Kim. Le “salvaguardie” adottate dall’amministrazione Trump nella giornata di ieri sono le prime nel loro genere da 16 anni a questa parte: l’ultimo presidente Usa a ricorrervi era stato George W. Bush, che aveva imposto tariffe comprese tra l’8 e il 30 per cento alle importazioni di acciaio.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania da maggio 2014. Caporedattore.

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