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Conte perde la neutralità e mette in crisi la sinistra

Giuseppe Conte sarà il nuovo “leader” del Movimento 5 Stelle. L’ex Presidente del Consiglio ha perso la neutralità e non potrà più essere il candidato congiunto tra M5s e Pd.

Conte prende per mano il Movimento 5 Stelle: Pd costretto a mollarlo

La scacchiera pronta ed i pezzi, adesso, sono davvero al loro posto. Un futuro in politica per l’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, era scontato. Primo passaggio quindi svelato, com’era già stato qualche tempo fa, nessuna sorpresa. Il secondo passaggio, però, è l’atto politico più importante. Ieri nel vertice romano Giuseppe Conte è venuto allo scoperto innanzi a Beppe Grillo: sarà lui il candidato alla Presidenza del Consiglio del Movimento 5 Stelle. Una mossa, quella di uscire dalla neutralità, che rilancia il partito di Di Maio and co. Una mossa che ci si aspettava e che toglie respiro agli scissionisti: Di Battista, Lezzi e Morra avranno una strada davvero impervia davanti ai loro piedi, perché con Conte rubare consenso al Movimento 5 Stelle non sarà semplice.

Il Movimento si è fatto istituzionale, con Conte è passato dall’arringa in piazza a quella in Parlamento. Con la sua leadership, matura e responsabile nel segno del cambiamento, è possibile che il Movimento realizzi tutto ciò che finora non è riuscito a fare. Proprio per questo motivo, però, il Partito Democratico sarà costretto a mollare Conte e forse anche l’alleanza.

Il Pd è un partito che pure ha bisogno di un cambiamento. La leadership di Zingaretti è contaminata: il presidente calmo del Partito Democratico ha dei valori incrollabili ma rischia di sfasciarsi innanzi alla presenza forte di Bonaccini. Il Presidente dell’Emilia Romagna è ormai pronto per il salto sul nazionale e non lo nasconde più. Con lui, però, c’è il rischio che il Pd ripeta la pratica suicida dell’inseguire la destra, esattamente come accadeva tempo addietro.

Il PD a questo punto cosa potrebbe fare di un Conte schierato apertamente? Non resta che cambiare linea, perché il Pd non può relegarsi a fare la costola del Movimento 5 Stelle.

Tutti i patemi del Partito Democratico: da Zingaretti a Bonaccini e l’inseguimento spasmodico alla destra

“Dove le cose vanno in maniera migliore si può provare a dare un po’ di ossigeno, dove ci sono meno rischi, a queste attività”. Lo ha detto Stefano Bonaccini qualche giorno fa a L’Aria che Tira, condotto su La7 da Mirta Merlino, parlando di ristoranti aperti la sera. Il Presidente della Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna segue Matteo Salvini.

Chiariamoci, però. Non è per forza un male appoggiare delle proposte sensate, anche se vengono da destra, così come a prescindere non è di sinistra chiudere tutto e di destra aprire tutto. Bonaccini, finora, non si è mai dimostrato un leader inseguitore, anzi, il suo pensiero è sempre stato distaccato. D’altronde è impensabile ragionare per schemi chiusi, ma c’è un fattore di irreversibilità nel partito che già adesso si lacera in maniera eccessiva.

Se la presidenza di Nicola Zingaretti verrà messa in discussione ci sarà spazio nel Pd per qualcosa di nuovo e più complesso. Stefano Bonaccini è il nuovo che avanza, ma per la sinistra dev’esse davvero qualcosa di nuovo oppure il Partito Democratico rischia di scomparire a poco, a poco.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania da maggio 2014. Caporedattore.

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