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Donne e uomini dell’arte a Napoli e in Campania: ‘Cultura a Colori’ intervista Giulia Conte

Incontro con Giulia Conte, stabiese, attrice, regista ed autrice di teatro

Incontriamo Giulia Conte in un bar del centro di Castellammare di Stabia. Solare, estroversa, capisci subito di avere di fronte una persona appassionata e determinata. Tutt’altro che asettica nel suo discorrere, si accalora nei passaggi in cui si parla di argomenti che, lo capisci bene, le stanno particolarmente a cuore. In quei momenti gli occhi le brillano di una luce interiore e capisci perché il pubblico che accorre ai suoi spettacoli resti ammaliato da questa brava e carismatica attrice e donna di teatro.

La registrazione integrale dell’intervista è disponibile, cliccando qui, sul podcast dell’ internet radio di Juna e Marco Arte. Da non perdere.

Apriamo la nostra chiacchierata con quella che ormai è diventato il nostro quesito-apripista

“Quando e come è nata in te la passione per il teatro ?”

“Fin da bambina. Abitavamo in un parco chiuso, per cui i nostri genitori ci lasciavano tranquillamente giocare all’aperto e io, sei anni, trasformai la mia cerchia di amichetti nella mia piccola compagnia privata, organizzavo cori, balletti…”

“E in questa tua prima esplorazione del mondo dello spettacolo hai avuto appoggi, sostegni ?”

“No. Purtroppo ai tempi non era facile trovare scuole di teatro che facessero corsi per bambini per cui oltre agli incoraggiamenti generici, tipo ‘ah, ma è brava dovrebbe fare, studiare…’ non si andava. Oggi il discorso è diverso, c’è una scelta ampia, molto ampia, anzi forse troppo…”

“In che senso, Giulia ?”

“Nel senso che, in molti casi, le scuole di teatro sono solo macchine da soldi, in cui la vera missione, quella di preparare nel modo migliore le nuove leve del palcoscenico passa in secondo piano o viene addirittura dimenticata. La scelta di avviare ai casting tutti gli allievi per legarli alla scuola, senza alcun criterio di selezione in base all’età o alla bravura spesso conduce i ragazzi ad amare delusioni. Fino ai quindici o anche ai sedici anni occorre curare la formazione più che l’avviamento al palcoscenico o al set. Senza contare che occorrerebbe privilegiare chi dimostra, nel corso degli studi teatrali un talento o magari anche solo una predisposizione tali da giustificare il prosieguo. Invece, operando in maniera generalizzata si creano false illusioni in persone che non hanno, ahimé, alcuna predisposizione per l’arte attoriale, allontanando, frustrati, altri allievi che avrebbero potuto raggiungere il successo o comunque un mestiere dignitoso”.

“Leggo dal tuo curriculum che hai fatto anche radio, giusto ?”

“Si, per circa circa due anni ho proposto un programma che si intitolava ‘Stati instabili’ da un’emittente locale che si chiamava ‘Radio Fortuna – Città Futura’. Proponevamo una musica un po’ di nicchia, tipo quella di Vinicio Capossela che, circa vent’anni fa, era ancora sconosciuto. Ci si occupava di letteratura, ad ogni puntata c’era l’esame critico di un libro, o anche di un disco, è stata una bella esperienza. Poi purtroppo la radio ha terminato la sua attività e con lei anch’io ho chiuso la mia avventura radiofonica”

“Torniamo al teatro di Giulia Conte. Parlacene”

“Una delle mie passioni è il genere noir ma, come attrice così come autrice, sono molto legata alle tematiche femminili e a tutto ciò che ruota intorno alla donna, al suo mondo ed alle sue problematiche. La mia carriera teatrale, dopo gli inizi di cui ti ho detto, è proseguita al liceo dove ho avuto la fortuna di imbattermi in un corso di teatro tenuto da Camilla Scala, attrice e drammaturga che ha collaborato, tra gli altri, con De Simone. Poi ho studiato con Ciro Madonna e Vanni Baiano, uomo di teatro misconosciuto ma di grande spessore, ora purtroppo scomparso, amico tra l’altro di Annibale Ruccello. A differenza della maggior parte degli attori che nascono nel napoletano, io non ho iniziato con Scarpetta o Eduardo ma con Feydeau:La purga del bebé’. Avevo diciassette anni, con me era in scena anche Massimiliano Rossi,  e la mia interpretazione mi valse il premio come migliore attrice a ‘Torre Turbolo’, successo bissato l’anno dopo con ‘Visita della vecchia signora’ di Durematt, interpretando, io meno che ventenne, una anziana signora di circa settant’anni. Poi, grazie ad una borsa di studio, ho proseguito i miei studi frequentando l’Università Popolare dello Spettacolo, una bella realtà purtroppo ora scomparsa, diretta da Ernesto Calindri e successivamente da Massimo Ranieri. Ed è lì che ho conosciuto Massimiliano, e poi lo stesso Calindri, Massimo Ranieri, Giorgio Albertazzi. Poi c’erano i maestri che insegnavano all’Università, come Alfonso Guadagno, anche lui stabiese, e Gennaro Magliulo, che era sul finire della sua carriera. Un incontro importante, quello con Magliulo, una bella persona, davvero, cosa rara in teatro come nella vita. Gennaro è stato un maestro di vita oltre che d’arte. E’ stato il primo ad incoraggiarmi ad affrontare ruoli diversi, lontani dal mio essere reale, sia sul piano spirituale che fisico. Ho di lui veramente un ricordo bellissimo, indelebile. E poi Renato Carpentieri, di ‘Libera scena ensamble’. Con Carpentieri e Libera Scena  ho lavorato per circa due anni in progetti molto interessanti, come quelli del ‘Miglio d’oro‘, il ‘Teatro del fuoco’, ‘Villa Campolieto‘, nei cui ambiti abbiamo presentato spettacoli come ‘Nu diavolo ammacchiato‘ di Petito, o lavori  tratti da Tito Lucrezio Caro. Grazie a Renato, una altro ruvido del nostro teatro, ho conosciuto il lato colto, culturale del teatro,  fatto da uno che il teatro lo studia, ne approfondisce putti gli aspetti. Inoltre, lavorando con Carpentieri, ho conosciuto e collaborato con altri ottimi artisti del teatro campano, come Nunzia Schiano,  che ancora oggi è una mia ottima amica,  Giovanni Esposito, Niko Mucci... Poi,  intorno ai trent’anni, la mia carriera ha avuto una pausa: fino ad allora ero stata costantemente attiva come attrice tanto in teatro, ad esempio a ‘Galleria Toledo‘, quanto in televisione, in fiction come  ‘La squadra’ ed altre, o al cinema. Poi col matrimonio è venuto mio figlio a cui mi sono dedicata completamente per circa dieci anni. Ma poi l’assenza dal teatro è diventata così acuta da diventare una vera e propria astinenza. Ed al teatro alla fine sono fatalmente tornata, e l’ho fatto scrivendo un monologo,  insieme ad un collega milanese Gerardo Sanvito, intitolato ‘Signorì, una storia quasi d’amore’ incentrata su una storia di donna, una donna che si ritrova a vivere all’improvviso da barbona. Abbiamo presentato questo lavoro allo ‘Stabia Teatro festival‘ tre anni fa e la commozione visibile del pubblico è stato il segnale più evidente che il nostro messaggio veniva chiaramente recepito. Lo spettacolo è stato poi in giro per l’Italia, a Milano, Torino, Reggio Emilia, ai vari festival teatrali con un successo di pubblico così lusinghiero da farmi decidere definitivamente per il ritorno al teatro.”

“Quindi ora Giulia Conte ha una sua compagnia teatrale ?”

“Si, ho una mia compagnia ma lavoro anche con altri registi del luogo e napoletani. Con ‘Signorì’ ho avuto il piacere di collaborare anche con un altro grande attore, Massimiliano Rossi, con cui ho una lunghissima amicizia, abbiamo cominciato insieme, io avevo 17 anni. Per Massimiliano mi sono anche occupata della produzione di ‘Naza plaza‘, il suo lavoro sull’olocausto. Un carattere non facile, ruvido che non piace a tutti, ma per una semplice ragione: Massimiliano dice sempre la verità, diretta e senza fronzoli. Ed il teatro non è un ambiente che accetta facilmente la verità… Ma lo dicono anche di me, no ? ( si rivolge a Giusy Somma, amica e collaboratrice, che ha accompagnato Giulia in questa intervista ). Dicono che sono ruvida. Ma lo sono semplicemente perché affronto il teatro con serietà e pretendo, da me in primo luogo e poi da tutti, il massimo impegno. Io e Massimiliano siamo in qualche modo simili, è probabilmente per questo che  abbiamo lavorato molto insieme, in perfetto accordo e sempre con ottimi risultati. Abbiamo fatto Feydeau, Durematt… Dice di ritenersi meno fortunato di me, un uomo, un attore che ha avuto la nomination ai David di Donatello, perché io ho avuto un figlio e lui no, ‘cosa vuoi che me ne faccia della nomination’… questo è Massimiliano Rossi. E’ eccezionale.”

“Veniamo ora alla tua città natale, Castellammare di Stabia, una città che ha dato al teatro degli ultimi duecento anni personalità incredibili come Raffaele Viviani e Annibale Ruccello. A cosa credi sia dovuta la particolare fecondità di questo territorio ?”

“Ti rispondo come ti risponderebbe qualsiasi stabiese: è l’acqua (ride). L’acqua di Castellammare ha delle proprietà particolari, solo così si spiegano tanti artisti nati nel suo territorio, a parte Ruccello e Viviavi, c’è per esempio Italo Celoro, Vanni Baiano,  ma anche in campo alla musicale, abbiamo avuto per esempio Luigi Denza. In realtà è uno scherzo ma solo fino ad un certo punto: l’acqua è anche il mare, il mare che bagna Castellammare e tutta la costa della magna grecia. E il mare è il canale privilegiato attraverso cui, da sempre, i popoli più diversi, le differenti culture vengono a contatto. E da questo contatto nascono le storie. Per esempio quelle di Enzo Moscato, ancora un grande drammaturgo del napoletano. E le storie sono l’humus da cui si sviluppa il teatro”.

“Come produttrice teatrale, oltre che attrice e drammaturga, ritieni che le nostre Istituzioni siano di qualche aiuto per il teatro ?”

“Purtroppo no. In base alla mia esperienza come produttrice teatrale e come titolare di un’agenzia di animazione, posso purtroppo assicurarti che  chi produce teatro e spettacolo, in generale, non trova alcun sostegno nelle Pubbliche Istituzioni, nè locali nè nazionali.”

“Quali sono i tuoi progetti futuri ?”

“Allora giusto un passo indietro. L’hanno scorso ho presentato, con Gerardo Sanvito, al ‘Salone Viviani’ qui a Castellammare, il nostro spettacolo intitolato ‘Civico 11 – Biscotti fatti in casa’, la storia della prima serial killer italiana. Poi dicembre sempore dello scorso anno abbiamo portato in scena un lavoro di Angelo Mascolo intitolato ‘Solo a voi lo posso dire’, tratto da un libro dello stesso Mascolo, un giallo dal titolo “La primavera cade a novembre”. Si tratto di un monologo drammatico di una donna, Teresa, incapace di procreare ambientato in una Castellammare di Stabia, e Mascolo ha scelto me per dare carne, sangue ed anima al suo personaggio. Un’interpretazione importante, per me,  perché il tema è difficile e mi trova molto sensibile, in quanto, come ti dicevo, sono particolarmente legate alle tematiche femminile. Si passa nel corso del monologo da una realtà verosimile, racchiusa da una finestra posta di fronte al mare,  ad  atmosfere onirico, surreale. Un impegno davvero stimolante, un lavoro ancora una volta emotivamente molto coinvolgente e commovente.   Potrai dire: ma come, riesci solo a farlo piangere, il pubblico ? Bé, non è proprio così, io come attrice nasco comica, e in ‘Mamme‘ di Ruccello, recito vari passaggi decisamente brillanti. Ma poi, in fondo, perché si va a teatro ? Per confrontarsi con sentimenti forti, profondi. Alla fine lo spettatore torna a casa con qualcosa che è il distillato della sintesi tra ciò che io gli ho proposto dal palco e la propria personalità, la propria sensibilità. E a proposito di ‘Mamme’ di Annibale Ruccello, abbiamo terminato a settembre, a Roma, un giro con questo spettacolo, che abbiamo anche presentato allo ‘Stabia teatro festival‘ dello scorso anno. Carlo De Nonno, grande musicista, virtuoso della chitarra, che è l’attuale detentore dei diritti d’autore dei lavori di Ruccello e che era tra il pubblico, si è congratulato con noi alla fine dello spettacolo. Occorre dire che Carlo  ha realizzato le musiche dei lavori di Annibale e quindi conosce come le proprie tasche il lavoro del maestro, e non concede con facilità la liberatoria per mettere in scena le opere di Ruccello. Il suo, dunque,  è stato un  riconoscimento importante per me e per il mio metodo registico. La mia direzione è  tendente al ‘democratico’, improntata alla collaborazione e libero interscambio di idee ed opinioni tra regista e attore, in entrambi i sensi. La regia per me non è un atto individualistico ma corale. Tornando ai miei progetti, il 24 novembre al ‘Vesuvian Inn’ di Castellamare di Stabia, sarò in scena con ‘Il processo della coscienza‘, un lavoro del giovane regista Benito Privitera, che mi ha affidato un ruolo in questa rilettura de ‘La Patente’ di Pirandello. E stiamo già provando un lavoro tratto da ‘Il povero Piero‘, detto anche ‘Visita di condoglianze‘  di Achille Campanile, una vera e propria scommessa dato che faremo recitare insieme quindici attori e una band di musicisti jazz. E’  una grossa responsabilità anche da un punto di vista organizzativo ed economico.  Anche la scelta del genere, il teatro dell’assurdo,  rappresenta un azzardo. Tra i musicisti ci sono Leonardo De Lorenzo alla batteria, Gianfranco Campagnoli, trombettista, Salvatore Torregrossa alla fisarmonica ed alle tastiere e Daniele Scannapieco al sax.  Tanto gli attori quanto i musicisti e le maestranze sono amici e grandi professionisti, se sono stati entusiasti di prendere parte a questo progetto così ambizioso e affascinante, malgrado la mia promessa di sangue, sudore e lacrime, forse perché in fondo sono più pazzi di me.  L’impegno qualche volta mi preoccupa, sono sincera, ma poi mi riscuoto e vado avanti, anche grazie al sostegno degli amici, come Giusy Somma che mi supporta e mi affianca in questo impegno. E’ un lavoro complesso, un vero intarsio tra recitazione e musica, ambientato negli anni ’30 del 1900, jazz e dixieland a volontà con i dialoghi surreali di Campanile. Lo spettacolo prenderà  il via il  9 e 10 gennaio prossimi al ‘Supercinema’ di Castellammare di Stabia. Sono impegnata anche in lavori non miei, per esempio sono in compagnia con il regista Gabriele Saurio, regista napoletano ma stabiese d’adozione, con cui quest’estate ho fatto ‘Da fenesta a fenesta’ di Piero Pepe. Con Piero e Gabriele partiremo, sempre  a gennaio, portando in tournée per la terza volta il musical di Anna Frank e a febbraio ancora un musical ‘Ulisse 2.0‘”.

E con questo salutiamo Giulia Conte, grande donna di teatro e splendida persona. A ritrovarci presto con una nuova intervista ad uno dei protagonisti dell’arte Campana.

Le immagini sono state cortesemente fornite da Giulia Conte

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