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Elezioni 2018, il coccodrillo ed il caimano: i veri sconfitti sono l’ago della bilancia

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, per un motivo od un altro, sono i grandi sconfitti delle Elezioni 2018. Il primo voleva guidare un partito che continuasse sulla scia del 35-40% mentre il secondo aspirava a guidare il centrodestra. Di Maio se la ride, ma non tanto.

di Daniele Naddei

Roma – Stavolta è bene indicare il posto: la capitale d’Italia. La sede del

nostro parlamento, dopo le elezioni del 2018, è diventato il centro dell’Europa. Per qualche tempo l’attenzione è tutta concentrata su Camera dei Deputati e Senato della Repubblica: deve nascere un nuovo governo. In nome della governabilità si sono combattute battaglie politiche, e spesso si sono trovati accordi inizialmente impensabili, improponibili. Ad oggi non ci resta che analizzare quanto accaduto per vedere quali strade prenderanno.

Il coccodrillo ed il caimano: l’ago della bilancia

E’ bene allora partire dagli sconfitti: il coccodrillo ed il caimano. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. I due uomini che, negli ultimi anni, hanno monopolizzato la scena politica italiana ed, in parte, anche internazionale. Non è un’esagerazione iperbolica: si tratta davvero di due personalità politicamente complesse.

Renzi

Il primo, che tanto piaceva all’Europa, ha perso il consenso dell’elettorato. Oggi lo troviamo in veste di coccodrillo, le cui lacrime sono frutto del fallimento inatteso (solo da lui stesso, nda). Le finte dimissioni, proclamate, smentite e poi riaffermate hanno un grande “ma”. Chiamatelo coccodrillo perché immediatamente dopo è entrato in sala stampa per un monologo, una sorta di comunicato stampa letto a tutti i presenti, perché domande non erano ammesse.
“Il Governo adesso se lo faranno da soli”, ha spiegato facendo l’offeso e coccolandosi il suo 18%. Le dimissioni? Si, ma tra un mese. Giusto il tempo di dare un indirizzo al partito: guidare l’elezione del presidente della Camera e di quello del Senato, indire le primarie di partito per ricandidarsi. Così dopo le dimissioni tornerebbe ad essere il segretario del Pd. Se esiste un modo migliore per celebrare un funerale di partito, ecco che Renzi lo ha sicuramente trovato.

Berlusconi

Berlusconi è stato invece schiaffeggiato, messo da parte. Matteo Salvini lo ha politicamente mandato in pensione. Ha preso i voti che spettavano a lui e con la scusa della “grande coalizione di centrodestra” si è messo al timone. Il caimano non lo ha accettato, ed è sparito come spesso fa inabissandosi. Manda avanti i suoi, incita i suoi giornali con titoloni per spiegare ciò che non può pubblicamente dire, e va avanti nell’ombra. Ha accettato Salvini, perché ha dovuto, ma è pronto a muoversi ancora. E’ forte di un 15% in coalizione, è il quarto partito d’Italia. Ha perso si, ma le sue scelte possono mandare a monte la coalizione intera. Salvini lo sa, e non si spinge oltre, continua con i suoi soliti toni pronto a salire al Colle per ricevere l’incarico.

Il nuovo Governo: centrodestra di Salvini in vantaggio

Mentre c’è chi si prepara al dopo elezioni, cercando una strada per riprendersi in futuro l’Italia, c’è chi pensa alla vittoria. Movimento 5 stelle è il partito più votato. Peccato, perché non ha una coalizione e senza il Pd non può governare. La Lega di Salvini potrebbe, ma Berlusconi non lo accetta. Una maggioranza così, vissuta sul ricatto di due leader della stessa coalizione, non sarebbe certamente resistente.

Lo scenario

Lo scenario possibile è quindi questo: se Salvini e Di Maio non dovessero trovare accordo con nessun altro (il primo all’esterno della sua coalizione, ed il secondo all’esterno delle regole interne del proprio partito) potrebbero parlarsi tra loro. Il flop totale di Libero e Uguali ha reso Grasso e Boldrini troppo deboli, e quindi fuori dai giochi. Le ipotesi a cui il Presidente della Repubblica italiana dovrà guardare sono quindi le seguenti:

  • Coalizione centrodestra: ha i numeri (risicati) per formare un nuovo Governo. Preoccupa lo scontro sulla leadership tra Salvini e Berlusconi, questo rende il tutto troppo instabile. Con queste cifre perfino Giorgia Meloni, con il suo modesto 4% scarso, può diventare ago della bilancia.
  • Movimento 5 Stelle: non ha i numeri per formare un nuovo Governo. Dovrebbe accontentarsi di un’alleanza con il Partito Democratico, che però con Renzi ed i suoi discendenti non vorrebbe saperne. Leu è troppo debole, e c’è sempre la presenza degli uscenti per il caso dei rimborsi. Proprio quel bacino andrebbe a rafforzare il gruppo misto e quindi parlamentari che potrebbero passare ad altri partiti.
  • Movimento 5 Stelle e Lega insieme: a pensarci un accordo tra i due sarebbe l’ideale. Un Governo con i primi due partiti del paese sarebbe forse la cosa più giusta. Peccato che Di Maio guardi a sinistra, lontano da Salvini che non la sta prendendo bene. Certo è che, a quanto sembra, il Pd non vuole trattare nonostante le promesse dei 5 stelle e resta il nodo della scarsa coerenza grillina. Eppure pensandoci, così facendo, si troverebbero soluzioni a tutti i problemi. Per prima cosa il Movimento 5 Stelle non dovrebbe più pensare al coccodrillo e Salvini si libererebbe del caimano andando, certo, a fare poi non il leader.

Le preoccupazioni di Sergio Mattarella

Le vere preoccupazioni, costituzionalmente parlando, riflettono l’ipotetica esigenza di tornare presto a dover votare. Sergio Mattarella non vuole, ed ha ragione, perché in pochi mesi, ma anche in un anno, nulla cambierebbe. Dovrà offrire l’incarico a qualcuno, ma il Governo potrebbe non avere la fiducia. E’ una delle situazioni più complesse che la storia della Repubblica ricordi. Allora cosa ne sarà di questa Italia? Sembra paradossale che debbano deciderlo ancora Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Estrometterli sarebbe anti-costituzionale, ed illegittimo, d’altronde c’è bisogno di una soluzione stabile. Le prime schermaglie, quelle per la scelta dei presidenti di Camera e Senato, saranno indicative e rappresenteranno la prossima puntata. Un puntatone.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania da maggio 2014. Caporedattore.

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