HOMETEATRO

Fulvio Sacco e la sua “Laura” in scena ai Quartieri Airots di Napoli

Due uomini, una scala, una finestra e un telefono. Dall’altra parte del filo c’è lei, la vera protagonista dello spettacolo, Laura. Ai Quartieri Airots di Napoli,  Murìcena Teatro ha presentato dal 12 al 15 aprile “LAURA”, una nuova produzione in forma di primo studio. Diretto e adattato  da Fulvio Sacco, che ne è anche interprete insieme a Raffaele Parisi. La voce all’altro capo del telefono è  Marianita Carfora, le scene sono a cura di Mauro Rea, i costumi di Antonietta Rendina e i suoni di Andrea Cimmino.

Per il debutto di “Laura”, noi di Cultura a colori abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Fulvio Sacco.

L’opera prende spunto dalla “Notte degli uomini” di Jean Bernard-Luc. Cosa di ha appassionato di quest’opera?

«La modernità del testo. È un testo degli anni ’50,  scritto ovviamente per quell’epoca, quindi seconda guerra mondiale e quant’altro, però  è quella una dimensione del teatro universale che è sempre attuale e sempre giusto, la cosa importante è da specificare che la commedia non parla degli attentati terroristici che sono solo da contorno a quella che è la vera vicenda. La vera vicenda è questo dramma intimo che vivono questi due uomini ormai soli  in una casa, mentre fuori c’è un altro dramma universale che però a loro interessa meno rispetto al loro dramma »

Il terrorismo fa solo da contorno allo spettacolo ma, come specificato dalle note di regia , hai preso spunto dal fatto di esserti trovato a Parigi durante i giorni di Charlie Haebdo. Come hai vissuto quei giorni?

« Ho preso spunto, se così si può dire, dalle atmosfere di quei giorni. Regnava una tensione nelle strade,  c’era sempre tensione ovunque si andava, i rumori suoni erano continui negli elicotteri.  Si faceva sempre attenzione a chi incrociavi sui marciapiedi.  I negozi erano pieni di Metal Detector, controlli, insomma c’era un clima di tensione molto forte ma, nonostante questo, c’era anche una grande vitalità, una grande energia  e voglia di  andare avanti».

La voce di Marianita Carfora rimanda al personaggio di Laura, ma chi è esattamente Laura?

«Questa è una domanda difficile da rispondere senza spoilerare, perché nello spettacolo ci sono molti colpi di scena. Quello che posso dire è che lei è  la vera protagonista dello spettacolo. I due personaggi che sono in scena fungono da co-protagonisti, ma in realtà è attorno a lei che la vicenda si snoda, è per lei  che i due personaggi sono in scena e vivono e fanno vivere la scena.  La cosa sicura è che lei pur non apparendo mai fisicamente è la protagonista reale dello spettacolo».

Come mai hai deciso di non portarla fisicamente in teatro?

« Darle un viso una voce e renderla concreta, renderla visibile, probabilmente avrebbe indebolito la dinamica teatrale o comunque la dinamica della vicenda. Perché invece io credo che fondamentalmente sia importante che il pubblico possa “immedesimarsi” nei  due personaggi, entrambi in momenti diversi dello spettacolo e immaginarsi questa donna. Renderla visibile probabilmente sarebbe potuto essere  un autogol invece forse è stato più interessante farla vivere dal rapporto dei due. Laura in scena c’è ma non si vede».

La scenografia è essenziale. È una scelta fatta per adattarsi al teatro o lo spettacolo è stato scritto così? Ci saranno dei cambiamenti in futuro?

« È un primo studio quindi in quanto tale noi volevamo avere in scena soltanto tre cose: una scale, una finestra e un telefono, i tre collegamenti verso l’esterno diluogo piccolo e claustrofobico. Lo spazio lo abbiamo scelto proprio per lo spettacolo,  cercavamo uno spazio così, la scala dei quartieri Airots era già li quindi l’abbiamo sfruttata. Non so per il secondo studio a cosa andremo incontro, è stata comunque una scelta di rendere tutto essenziale la vicenda,i personaggi, il rapporto tra i due personaggi che deve essere interessante».

C’è qualcosa in progetto  per il futuro  o al momento sei  focalizzato solo su questo?

« Adesso sono focalizzato su questo. Ci sono delle cose in cantiere ma un po’ per scaramanzia non ne parlo. Mi concentro su questo perché comunque è un progetto a cui tengo molto e a cui  sono molto legato. Ci sono  comunque ancora i progetti della compagnia del Murìcena teatro,  abbiamo fatto “Natale in casa Cupiello” a Parigi in due lingue come grande produzione e Laura come produzione più piccola. Ci sono comunque cose che si muovono e stanno andando avanti».

Cosa hai voluto trasmettere con “Laura”?

« È difficile rispondere a questa domanda perché è sempre difficile esprimere quello che si vuole trasmettere.  Probabilmente la mia esigenza di fare lo spettacolo è  dovuto al fatto che io trovo che questo spettacolo dia una grande vitalità. Questi due personaggi nonostante ci sia fuori una guerra che sta arrivando e nonostante  la situazione sia davvero critica  cercano sempre a modo loro cercano sempre di migliorare le cose, a far sì che qualcosa accada che la situazione possa migliorare c’è una grande ve venga emozionato e ovviamente porti anche ad una riflessione ».

Grazie Fulvio alla prossima…

 

 

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