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“La bufaliera” all’ “Avanposto Numero Zero”

La nuova edizione della pièce  nel piccolo teatro di Via Sedile di Porto a Napoli.

Napoli è famosa per i suoi tanti, prestigiosi teatri noti in tutt’Italia e nel mondo. Ma, a margine di queste eccellenze, vi è un rete intricata e fittissima di piccoli o anche piccolissimi teatri, spesso ospitati in suggestivi ipogei di epoca romana o greca, o più semplicemente negli scantinati o negli ambienti a livello strada destinati originariamente ad autorimesse.

Teatri di cinquanta ma anche trenta o addirittura dieci posti. Spazi sottratti all’incolore routine di tutti i giorni e consegnati all’arte e alla cultura, a prezzo di lotte durissime con l’incomprensione e la volgarità, di confronti impari con la laocoontica e ottusa burocrazia, sempre con il fiato corto dei conti portati al bilancio solo grazie all’autotassazione di chi, per amore del teatro, si sobbarca tanti sacrifici.

Voluto e diretto da Egidio Carbone, l’ Avanposto Numero Zero è uno di questi. Cinquanta posti circa, si trova al piano cantinato di un palazzo in Via Sedile di Porto, vicino Mezzocannone, nel centro storico di Napoli, uno dei crocicchi più attivi delle linee di energia creativa che percorrono in lungo e largo la città di Partenope. 

Carbone è anche autore, regista e interprete de “La bufaliera” in scena  all’ “Avanposto Numero Zero” dall’11 al 20 ottobre. Pubblicata nel 2007, l’opera è stata proposta per la prima volta al Teatro San Carlo nel 2010.

La bufaliera‘ è un lavoro straniante, non nel senso brechtiano del termine, l’attore che ‘strania‘ se stesso dal personaggio, ma straniante per lo spettatore che pur riconoscendo nella situazione teatrale i punti cardinali di riferimento del vivere quotidiano si trova proiettato in una disturbante metarealtà in cui l’autore distilla e mostra, in tutta la sua diabolica banalità, tutto quanto di distopico e irrazionale si trova nell’esistenza di ogni giorno. Non a caso la pièce si apre con un avvilente snocciolamento dei luoghi comuni più beceri e diffusi nella società attuale, solo apparentemente evoluta (tema che torna ancora, più volte, nell’opera a sottolineare quanto nefasta sia l’opera di destrutturazione sociale operata da questi apparentemente innocui pensieri preconfezionati).

La bufaliera, l’azienda di questa famiglia estranea e disunita, è un luogo dello spirito più che della materia, metaforico più che reale, in cui si consuma il dramma dell’incomprensione e dell’egoismo dei protagonisti fino all’inevitabile tragedia finale. Altri interpreti: Tina Femiano, Amelia Longobardi, Claudia Coraggio, Federica Castellano, Emilio Massa, Francesco Luongo  e Fortuna De Crescenzo.

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