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Il teatro per amore: ‘Cultura a Colori’ intervista Salvatore Pinto

Intervistiamo questa volta un amatore di eccezione: Salvatore Pinto, attore, regista ed autore di teatro di Torre del Greco.

Quest’intervista in realtà avuto tre protagonisti: Salvatore Pinto, Mirella Carnile e Pasquale Cirillo che hanno dato vita ad una delle chiacchierate più vivaci e spumeggianti di questa nostra serie. Compito del cronista è quello di sintetizzare e far emerge i punti salienti di quella che è stata una vera e propria inondazione di informazioni, aneddoti e reciproche, simpaticissime punzecchiature, il tutto condito da genuina sintonia e un bellissimo cameratismo tra tre bravissimi protagonisti del teatro amatoriale napoletano.

Per questa ragione è più che mai consigliabile l’ascolto sul podcast dell’ internet radio di Juna e Marco Arte della registrazione integrale dell’intervista  cliccando qui.

In una realtà nella quale una crisi sociale prima che economica, la cui fine sempre promessa sembra non dover mai arrivare, flagella in particolare arte e cultura costringendo tante sale teatrali a chiudere i battenti, un uomo riapre strutture trascurate salvandole dalla fatiscenza e dall’oblio. Salvatore Pinto, nome omen, è l’autore di uno di questi recuperi, come vedremo più avanti. Salvatore appartiene alla categoria degli amatori, quelle persone che praticano l’arte per per sola passione, sottraendo per essa fette consistenti del tempo libero lasciato loro da un lavoro ‘normale’. Salvatore Pinto ci accoglie nel teatro del ‘Buon Consiglio’, situato accanto all’omonima basilica, a Torre del Greco, in zona ‘Leopardi’. La sala odora di nuovo, quel particolare sentore che è miscuglio di vernice da poco asciutta e materiali appena liberati dai loro involucri. Infatti, è proprio il teatro del Buon Consiglio che, grazie al lavoro di Salvatore e dei membri della sua compagnia è tornato a nuova vita, promosso, nell’aspetto come nelle ambizioni, da teatrino da oratorio a vero e proprio teatro di prosa.
Ma andiamo per ordine e facciamo conoscenza con Salvatore Pinto attraverso le nostre domande. Giovane, ben piantato, sguardo ‘malandrino’ da scugnizzo e baffetti sottili, Salvatore Pinto è estroverso, mostra un carattere energico e deciso e ispira immediatamente una irresistibile simpatia. Per merito di questo suo carattere aperto e cordiale, la nostra intervista si è rapidamente trasformata in una rilassata e divertente chiacchierata, anche grazie agli interventi nello stesso tempo arguti e profondi degli attori Pasquale Cirillo e Mirella Carnile, compagni d’arte di Salvatore, che ci hanno tenuto compagnia in questo incontro.
Cominciamo con la nostra domanda di apertura ormai classica:

“Quando e dove è scoccata per te la scintilla dell’amore per il teatro?”
“All’improvviso! Era il 2006, ero all’ultimo anno delle superiori e anche se sono stato da sempre appassionato di arte, non avevo mai fatto teatro. Come molti giovani, credevo fosse qualcosa di noioso. A scuola ero, come si direbbe oggi, ‘molto popolare’, amavo gli scherzi, raccontavo storielle e quindi fui adocchiato dall’insegnante di economia aziandale, amatore teatrale, che, praticamente, mi sfidò ad esprimere questa mia verve su un palco. In cambio mi avrebbe aiutato nella sua materia. La proposta era troppo allettante per trascurarla, economia aziendale era l’unico voto scarso in un curriculum scolastico brillante, per cui un po’ per per questo e un po’ per disertare le aule, accettai la sfida. Quella prima prova in un teatro a Fuorigrotta, vicino ad Edenlandia, a Napoli, fu il classico colpo di fulmine: da quel momento non ho più abbandonato il teatro. Che si trattasse di un grande amore, d’altra parte, fu evidente già da quella prima prova: pur avendo la gamba ingessata, a causa di un piccolo incidente a pochi giorni dal debutto, non rinunciai ad andare comunque in scena. E pure che fossi versato per il teatro si capì già da allora: mi era stata affidata una piccola parte, poi il regista, nel corso delle letture del copione mi promosse fino ad affidarmi il ruolo del protagonista.”

“La tua famiglia ti ha appoggiato in questo tuo percorso artistico?”
“No, i miei non hanno nè spinto, ma neanche ostacolato, la mia nuova vocazione. D’altra parte la mia famiglia non aveva nessuna dimestichezza con il teatro, non ero insomma il classico figlio d’arte. Nessun aiuto nemmeno dal punto di vista economico: cominciai a fare le mie produzioni, inizialmente con una prima compagnia che poi lasciai per fondarne una mia, senza aver mai avuto alcun appoggio, ho sempre pagato le spese di tasca mia. Moralmente, il primo, e fondamentale, appoggio è venuto da colei che, all’epoca delle mie prime esperienze teatrali, divenne la mia fidanzata e che ora è mia moglie. Non che mancassero i timori, non da un punto di vista artistico ma per quanto concerne gli aspetti economici. Tuttavia avevo fiducia nei miei amici, nel mio seguito e devo dire che non sono mai rimasto deluso.
Dopo la fase iniziale, come dicevo, sentii dentro di me la necessità, l’urgenza di fare di più, di avere una mia compagnia e di affiancare il ruolo di regista a quello di attore. In questa nuova impresa ho avuto ancora una volta la fortuna di incontrare le persone giuste, fra le quali Mirella Carnile che mi è stata vicina fin dall’inizio di questa nuova avventura.
E’ nata così “‘A Cumpagnia è Zazà“, dove Zazà non ha niente a che fare con la protagonista della celebre canzone ma viene dal cognome del mio nonno materno, che si chiamava appunto Zazzaro. Pochi giorni prima di morire, mi chiese di rappresentare “Natale in casa Cupiello“. Mi sembrò naturale in qualche modo onorare il suo ricordo traendo il nome della neonata compagnia dal suo. Pochi giorni dopo la sua scomparsa, ci riunimmo per la prima volta per iniziare la preparazione del lavoro di Eduardo.
Aggregare buoni attori della zona alla nuova iniziativa non è stato semplice. Per un ventiquattrenne esordiente non è facile farsi prendere sul serio, convicere del valore delle proprie proposte, per cui le prime riunioni della nuova compagnia videro solo me, che avrei vestito i panni di Tommasino, Mirella Carnile che avrebbe interpretato Ninuccia, e i due protagonisti Mario Frulio e Nunzia Caso Falanga. Ma, con caparbietà, riuscii a vincere la diffidenza dell’ambiente teatrale del territorio e a raccogliere, intorno a questo primo nucleo, il numero di attori necessario a debuttare il 21 dicembre 2013 qui, in questo stesso teatro che poi mi ha ospitato per i cinque anni successivi. “

“E in quali altri teatri ti sei esibito?”
“Nel 2015 ho rappresentato sempre il ‘Cupiello‘ al Teatro Totò di Napoli, dove avevo seguito, nei due anni precedenti, i corsi di Gaetano Liguori e Annamaria Ackerman. Poi ho recitato al teatro MAV di Ercolano e al Politeama di Torre Annunziata. Nel frattempo avevo smesso di esibirmi qui, al teatro del Buon Consiglio, per lo stato di fatiscenza ormai inaccettabile in cui versava. E’ a questo punto che arrivò la chiamata da parte del Rettore del Santuario, e dunque del teatro, del Buon Consiglio. Don Ciro Sorrentino mi chiedeva di assumere la direzione artistica del teatro. Naturalmente la cosa non poteva che farmi piacere: poter essere l’artefice della rinascita del teatro che aveva visto il mio debutto come regista e a capo di una mia compagnia e che aveva visto il nostro lavoro premiato dalla FITA – Federazione Italiana Teatro Amatoriale con il primo premio regionale con la Morte di Carnevale. Ho accettato immediatamente la proposta. Proposta che veniva in un momento che non avrebbe potuto essere più propizio: infatti gli impegni del mio lavoro, particolarmente gravosi, mi avevano convinto della necessità di lasciare la sede attuale presso cui la compagnia prova e diradarne di molto gli impegni. In pratica eravamo quasi prossimi allo scioglimento quando la proposta di don Ciro ci ha dato, in un colpo solo, una nuova sede e nuovo entusiasmo ed energia.”

“Come regista quali linee guida segui nel preparare i tuoi spettacoli?”
“Muovendomi soprattutto nell’ambito della grande tradizione teatrale napoletana, trovo irrinunciabile la presenza di una scenografia classica, materiale. Non vedrei le mie messe in scena rappresentate davanti a proiezioni o recitate sul nero. C’è anche un altro aspetto positivo, a mio modo di vedere, nell’adoperare scenografie fisiche: l’amatore difficilmente si limita al proprio ruolo ma tutti, indistintamente, si adoperano alla realizzazione pratica del progetto. Per cui il regista è anche scenografo insieme agli attori, la protagonista è pure la sarta mentre tutti insieme si da una mano ai macchinisti. Alla fine c’è una stanchezza fisica che, paradossalmente, ti carica, ti galvanizza, ti fa sentire ancora di più parte del teatro. [Interviene Pasquale Cirillo circa l’opportunità di certe innovazioni nel proporre opere del teatro classico, in particolare napoletano]Sabato scorso [30 novembre, n.d.r.] ho assistito a Pompei ad un allestimento di Miseria e Nobiltà curato da Lello Arena. Il regista ha voluto proporre tutta una serie di innovazioni, in particolare delle scenografie che si presentavano al limite del praticabile, che mi hanno suscitato più di una perplessità. Tuttavia, al di là dei casi specifici, occorre dire che la sperimentazione in teatro è sempre interessante, anche se introduce un ovvio elemento di rischio circa l’efficacia della rappresentazione.”

“E adesso nel nuovo ruolo di direttore artistico del teatro del Buon Consiglio quali progetti hain in cantiere con la compagnia di Zazà ? Cosa proporrete al vostro pubblico?”
“In prospettiva, sul lungo termine, sicuramente ci sarà da parte mia e della compagnia una ricerca che si ci porterà ad esplorare territori esterni a quelli finora esplorati, uscendo quindi, anche come autore,  dal teatro comico per fare anche lavori drammatici, di prestigio come dice sempre Pasquale, giusto ?!? [si rivolge a Pasquale Cirillo il quale ribatte immediatamente con una delle sue solite battute fulminanti,  ‘basterà cambiare autore…’ ]. Si tratterà comunque di una scommessa [continua Salvatore], l’ennesima, perché la gente vuole ridere, per cui se è relativamente facile portare il pubblico medio a teatro per farlo ridere, è certamente più complicato farlo venire per assistere a lavori drammatici, anche se devo dire che qualche prova l’ho fatta, alcuni anni fa, con testi scritti da me ed ho ricevuto lusinghieri riscontri da parte del pubblico.[Interviene l’attrice Mirella Carnile] Questo episodio dovrebbe sfatare il preconcetto che la gente a teatro voglia solo ridere. Il teatro rappresenta sempre un momento di riflessione, di aggregazione. Non è affatto detto che un testo debba far necessariamente ridere, anche quando così non è ci si diverte ugualmente. Le stesse sottigliezze, le sfumature che gli attori inseriscono, conferiscono al personaggio con la propria interpretazione comunicano al pubblico qualcosa. Il teatro dunque arricchisce, in qualunque modo lo si faccia, è, in ogni caso, cultura. La maggior parte degli  autori teatrali, solo per fare degli esempi il grandissimo Raffaele Viviani, ancor oggi attualissimo, o lo stesso Shakespeare,  nell’atto stesso di indurti al riso ti conducono alla riflessione, ad approfondire qualche aspetto del mondo intorno a noi o di te stesso. Cancelliamo, quindi, una volta e per tutte il preconcetto che il pubblico dica ‘A teatro ? Si nun fa ride, nun n’ce vengo’ [‘A teatro ? Se non si ride non ci vengo’] E’ sbagliato, sbagliato nei confronti degli autori, sbagliato nei conffronti degli attori e sbagliato nei confronti dello stesso pubblico!
[Continua Salvatore Pinto] Tornando all’immediato, Il 21 dicembre ci sarà l’inaugurazione della sala rinnovata del Buon Consiglio qui a Leopardi di Torre del Greco con un programma di canti natalizi. La stagione teatrale vera e propria verrà inaugurata a fine febbraio del prossimo anno con la messa in scena di uno spettacolo di Eduardo, Questi Fantasmi, in cui io sarò il protagonista Pasquale Lojacono. La particolarità del personaggio principale di questa commedia è l’assenza dei consueti, numerosi legami familiari definiti e ben caratterizzati, fatta eccezione per la presenza della moglie, più giovane di lui. Ciò la rende quasi un capitolo a parte nell’opera di Eduardo de Filippo. Di questi fantasmi sono in programma due repliche, il 29 febbraio ed il primo marzo prossimi, ma è molto probabile che altre repliche saranno programmate in seguito. Proseguiremo a maggio con uno spettacolo ancora da definire. C’è poi l’intenzione di portare in scena uno spettacolo di Raffaele Viviani, progetto la cui complessità rende incerta la sua realizzazione.  Per questo motivo preferisco, al momento, non rivelarne il titolo. Dirò solo che si tratta di un lavoro estremamente difficile, tant’è che molto raramente è stato portato in scena da compagnie amatoriali; ho già contattato, a riguardo, alcuni degli attori più bravi e noti del territorio, e tra essi il nostro Pasquale Cirillo,  e da tutti ho avuto riscontro positivo, il che mi rende ottimista circa l’effettivo varo di questo progetto. Sul medio termine, prevediamo di festeggiare il decennale della compagnia, nel 2023, con un allestimento di Miseria e Nobiltà. Per quell’epoca mio figlio Samuele avrà l’età giusta per interpretare il ruolo di Peppeniello e fare cosi il suo debutto sulle scene.”
“Per cui avremo papà, mamma e figlio attori di teatro. Stai per caso aprendo la strada ad una nuova grande dinastia teatrale napoletana ?”
“Magari, lo spero!”.

E su questa battuta ci accomiatiamo da Salvatore, Pasquale e Mirella grati per questa bellissima ed illuminante chiacchierata sul teatro degli amatori e a voi tutti diamo appuntamento per il prossimo numero di questa rubrica. Ciao e a presto.

Immagini a cura di Juna Lieto/Salvatore Pinto

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