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L’accusa di impeachment per Mattarella arrivò dalla Russia

Era la notte tra  il 27 e il 28 maggio quando Mattarella pronunciò il suo “No” alla carica di Savona  come ministro dell’Economia e “molti” gridarono all’ impeachment. Immediatamente migliaia di profili twitter iniziarono a bombardare il web con un solo hashtag #MattarellaDimettiti. Marzio Breda scrive sul Corriere della Sera del collegamento di quegli account con San Pietroburgo.

 “Alle due del mattino, improvvisamente – scrive Breda -, si registra su Twitter un’attività assolutamente anomala: in pochissimi minuti si registrano circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili a un’unica origine. Profili dai quali partono subito migliaia di messaggi – con ogni evidenza già pronti – in un attacco moltiplicato con lo stesso obiettivo: Sergio Mattarella. Al quale, tra varie volgarità, si intima di ‘dimettersi’. Al Quirinale – è il racconto del Corsera – scatta l’allarme. Grazie al lavoro della polizia postale si stabilisce che la fonte di tutto è una sola. Ma il monitoraggio sulla rete, per quanto stretto e attento, non consente comunque di trovare l’anello di congiunzione tra la galassia dei social network e una precisa cabina di regia. Si sa che, con alta probabilità, dovrebbe esser stata creata all’estero, anche se nessuno è in grado di dire se c’entrino gli operatori russi impegnati in azioni di disturbo nella campagna elettorale americana. A Mosca e dintorni, del resto, ci sono le cosiddette ‘fabbriche dei troll'”. “Tra le novità che stanno trapelando dall’inchiesta – conclude Breda – ci sono ripetuti interventi negli ultimi anni anche sulla politica italiana”.

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