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Italicum: confermato il premio di maggioranza, abolito il ballottaggio

Dopo una Camera di Consiglio durata otto ore, la Corte Costituzionale ha modificato parte dell’Italicum. “All’esito della sentenza, la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione“, ha riferito il comunicato della Consulta. L’Italicum, la legge elettorale entrata in vigore 1 luglio 2016 dopo essere stata approvata in via definitiva dal parlamento il 4 maggio 2015, ha subito quindi qualche giorno fa alcune modifiche. E’ stato abolito il ballottaggio tra le due liste che prendono più voti, c’è ancora  il premio di maggioranza per la forza politica che raggiunge il 40% al primo turno, mentre sono state bocciate a metà le pluricandidature.

COSA PREVEDEVA – L’Italicum, fra le altre cose, prevedeva: – uno sbarramento al 3% e la lista o il partito che ottiene più del  40%al primo turno (o che vince al ballottaggio) prendeva il premio di maggioranza, ossia 340 seggi su 630. I 290 seggi rimanenti dovevano essere assegnati agli altri partiti. Se nessuno degli altri partiti riusciva a superare il 40% si procedeva al ballottaggio tra i due partiti che avevano ottenuto il maggior numero di voti al primo turno.
– Le 27 circoscrizioni attuali saranno sostituite da venti circoscrizioni elettorali, suddivise in cento collegi plurinominali. In ogni collegio verranno presentate delle liste composte da sei o sette candidati, mentre in Trentino-Alto Adige e in Valle d’Aosta si voterà invece con i collegi uninominali.
– I capolista potevano candidarsi in più di un collegio elettorale, fino a un massimo di dieci.
– Ogni elettore poteva esprimere al massimo due preferenze: in questo caso si doveva votare per una donna e per un uomo, pena l’annullamento della seconda preferenza, mentre era libero di esprimere una sola preferenza (o nessuna). Nell’ambito di ogni circoscrizione (che in parte coincide con le regioni) le donne o gli uomini capolista non potevano essere più del 60 per cento del totale.

La Corte Costituzionale, come su detto, qualche giorno fa invece ha modificato la legge elettorale approvata dal governo Renzi.

LE MODIFICHE ALL’ITALICUM – A differenza della vecchia stesura, resta il premio di maggioranza per il partito che prende almeno il 40%, è un Italicum molto diverso perché ha ancora un sistema elettorale proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti). Il calcolo sarà fatto utilizzando la regola “dei più alti resti” e sarà fatto su base nazionale. Sarà un Italicum molto diverso anche perché è sparito il ballottaggio. Prima, in occasione del secondo turno, se fra i due partiti più votati senza raggiungere il 40% dei voti si teneva uno ‘spareggio’ due settimane dopo per assegnare una maggioranza assoluta dei seggi della Camera, mentre adesso è stato abolito.

COSA RESTA E LE QUOTE ROSA- La consulta, inoltre, non ha toccato il sistema delle candidatura plurime, quindi un capolista potrà essere inserito nelle liste in più di un collegio elettorale fino a un massimo di 10. Quello che la Consulta ha bocciato è la possibilità – in caso di elezioni in più di un collegio – che sia l’eletto a scegliere in quale collegio risultare eletto. In questo caso interverrà invece un sorteggio. Se la Corte Costituzionale ha modificato alcuni punti, altri invece non sono stati toccati come ad esempio i capilista. Le liste non sono bloccate, ma i suoi capilista sì. Quindi i capilista saranno i primi ad ottenere un seggio, mentre dal secondo eletto in poi intervengono le preferenze (ogni elettore ne potrà esprimere sempre due). Questo sistema avrà come conseguenza che i partiti più piccoli, che difficilmente eleggeranno più di un parlamentare in una circoscrizione, vedranno eletti i capilista, mentre i partiti più grandi avranno anche una quota di parlamentari scelti con le preferenze. Resta in vigore anche la soglia di sbarramento al 3% per limitare il proliferare di gruppi parlamentari. Altro punto fondamentale è quello delle “quote rosa”. Nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50% (con arrotondamento all’unità inferiore) e nella successione interna alle liste nessun genere potrà essere presente per più di due volte consecutive. Inoltre ciascuno dei due sessi può essere rappresentato massimo nel 50% dei capilista e se l’elettore esprimerà due preferenze, dovranno essere relative a due candidati di sesso diverso, pena la nullità della seconda preferenza.

 

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