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La ‘Jennifer’ di Ruccello inaugura ‘La Sala le Muse’, il nuovo spazio teatrale di Baronissi (SA)

L’interpretazione di Antonello De Rosa de ‘Le cinque rose di Jennifer’ di Annibale Ruccello inaugura la Sala Le Muse a Baronissi l’8 e 9 febbraio 2020.

Troppo presto ci ha lasciato Annibale Ruccello. Uno schianto sull’autostrada Roma-Napoli, quel maledetto venerdì, due vite recise. Una, la sua. Troppo presto, Annibale. Ci hai dato tanto nei tuoi trent’anni di vita. Cos’altro avresti potuto donarci se solo avessi avuto più tempo, solo Dio lo sa. Noi possiamo solo immaginarlo, rimpiangere ciò che il destino ha rubato al tuo genio, alla tua visionaria follia.

Annibale Ruccello, stabiese, scrive di solitudine e di alienazione, esplora il lato oscuro e disperato dell’esistenza con occhio acuto e lucidamente critico, qualità insospettabili in un personalità solare ed estroversa come la sua. “Le cinque rose di Jennifer” nasce nel 1980. E’ in napoletano, ma lo stesso Ruccello ne cura la versione italiana. Lo spazio scenico è costituito da una sola stanza ingombra, asfittica, nella quale si svolge l’intero atto unico, e che è metafora tanto dell’isolamento, a cui la diversità spesso conduce, tanto della gabbia entro cui quell’isolamento racchiude la mente conducendola alla follia. Ma l’isolamento, la solitudine è solo uno della costellazione di riferimenti che caratterizzano il dramma. Un altro tema chiaramente protagonista del lavoro è l’attesa, l’attesa vana, l’aspettativa sempre disattesa e sempre ravvivata in quanto necessaria a conferire senso ad una vita che non ne ha: la lezione del teatro dell’assurdo che Ruccello ha fatto sua negli anni della formazione, negli anni che precedono Jennifer e nei quali, con vulcanica iperattività (quasi un presagio della brevità della sua esistenza) ha tra l’altro messo in scena Rottami, un’originale elaborazione dei lavori di Eugène Ionesco. In Ruccello, tuttavia l’attesa ha un esito drammatico, termina, ponendo fine alla speranza e mandando in  frantumi il risicato equilibrio del personaggio.

E’ con questo lavoro che il direttore artistico Gaetano Stella ha deciso di aprire l’attività della rinnovata Sala Le Muse a Baronissi (SA) . Scelta che dimostra nei fatti la volontà di presentare proposte di alto profilo artistico, così come confermato dalla scelta dell’attore regista e drammaturgo che avrebbe portato  in scena, l’otto e nove febbraio 2020,  il capolavoro ruccelliano: Antonello De Rosa. Stella di respiro internazionale, solidissima formazione accademica, Antonello De Rosa ha vinto proprio con la sua originale rilettura e regia de Le cinque rose di Jennifer il premio Andrea Camilleri con il quale De Rosa arricchisce il suo già impressionante palmares.  L’intervento che maggiormente mi ha colpito tra quelli effettuati sul testo dal regista è stato l’inserimento della bambola-carillon, interpretata dalla brava  Marianna Avallone, ben riuscito artificio con il quale si crea un efficace analogo visuale dei processi mentali di Jennifer. Memorabile il momento in cui il dramma della vana attesa giunge a quell’esito di cui scrivevo prima. Solitudine e disperazione predano il protagonista, il movimento diuturno e regolare del carillon, senza strappi e senza preavviso, si blocca e la tragedia si compie.
Magnifico !
Così come è meraviglioso il modo in cui l’attore si imbeve degli umori fondamentali che compongono l’atmosfera del racconto: un mélange di risa e lacrime con il quale il comico si insinua nel dramma, come non solo a Napoli accade ma come solo a Napoli avviene in maniera tanto particolare, con modi così peculiari. Jennifer vive la sua vita e la sua fine in una stanza, una bolla in cui la vita entra solo attraverso le voci e le note diffuse da una radio. E da un telefono, protagonista al pari degli attori,  che si anima solo in virtù  di continui contatti non voluti, portando voci  casuali nella vita di Jennifer che, ancora una volta vanamente, tenta di rendere rimedio alla sua angosciosa solitudine. La vita reale e tangibile irrompe nella bolla esistenziale di Jennifer solo in occasione della visita di Anna, interpretata da Caterina Ianni. L’incontro con la vicina è un avvicinarsi di esistenze egualmente angosciose, puntellate solo da utopistiche aspettative, due solitudini che resteranno tali.

Con ciò mi congedo da voi, a presto. Un caro saluto da Marco Doviano.

Le immagini dello spettacolo del 9 febbraio 2020 a ‘Sala Le Muse’ sono di Juna Lieto

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