CronacaHOMEI fatti

Legittimo il licenziamento della dipendente Ikea con il figlio disabile

Marica Ricutti, separata con due figli, di cui uno disabile, fu licenziata dalla sede di Corsico del colosso svedese per il mancato rispetto dei turni di lavoro. Il giudice: «I fatti consentono il provvedimento disciplinare espulsivo».

Il giudice del lavoro di Milano ha respinto la richiesta di reintegro di Marica Ricutti, la mamma dipendente dell’Ikea di Corsico che era stata licenziata dall’azienda svedese per non aver rispettato i turni di lavoro.

Il giudice si rifà integralmente all’ordinanza con cui, in fase istruttoria, aveva già respinto la richiesta di reintegro, scrivendo che i suoi comportamenti erano stati «di gravità tale da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore».

In particolare, secondo il magistrato, visto che il Contratto nazionale di lavoro della categoria prevede quale motivo per il licenziamento disciplinare «l’insubordinazione verso i superiori accompagnata da comportamento oltraggioso», nel caso di Marica Ricutti «l’accertata frase pronunciata ad alta voce nei confronti di una superiore, “mi avete rotto i c…”, integra gli estremi del comportamento oltraggioso».

La vicenda risale al novembre 2017. La donna, separata e madre di due figli di cui uno disabile, era stata cacciata dopo 17 anni di servizio. Dopo essere stata assegnata a una nuova mansione, Ricutti avrebbe avuto difficoltà a rispettare i turni di lavoro. Non riuscendo a trovare un accordo con la ditta scelse di continuare a lavorare con gli orari dell’incarico precedente. In seguito a questo comportamento, Ikea optò per il licenziamento.

Nella sentenza, depositata il 29 ottobre, il giudice ricorda, in realtà, come la dipendente non «fosse autorizzata a violare la turnazione solo perchè non condivisa. La lavoratrice, avrebbe potuto impugnare il provvedimento, ma non certo autodeterminarsi il turno secondo le proprie, seppure legittime, esigenze».

Ho chiesto più volte maggiore flessibilità” – aveva spiegato all’epoca la donna – “perché per me spesso era molto complicato rispettare quegli orari. Mi hanno sempre rimpallato da una persona all’altra. Allora ho deciso di fare gli orari che facevo nel vecchio posto“.

I colleghi della donna avevano scioperato e manifestato per chiedere il reintegro della Riscutti. Ma ora due giudici hanno respinto il suo ricorso.

Il legale di Ikea, Luca Failla, esprime la soddisfazione della multinazionale: “Questa sentenza, per la seconda volta, smentisce le speculazioni e le ricostruzioni di parte dei mesi scorsi“.

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