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“Maradona è del Napoli”, il momento in cui iniziò la storia d’amore tra Diego e i napoletani.

La scomparsa di Diego Armando Maradona è stata un durissimo colpo per tutto il mondo, in particolar modo per i tifosi napoletani che lo hanno profondamente amato.

Un amore puro e sincero per un Dio del Calcio che non si è limitato a fare il suo lavoro, ha difeso Napoli, l’ha amata, ha lottato per quella terra tanto martoriata e che aveva bisogno di un eroe che la riscattasse. Ma com’è nato questo amore?

Diego Armando Maradona è del Napoli! Questa frase era riportata su tutte le testate giornalistiche, su tutte le emittenti televisive locali che, a reti unificate, aggiornavano tutti i tifosi sulla lunga trattativa con il Barcellona. Il presidente Corrado Ferlaino raccontò in diverse interviste cosa accadde in quei giorni: “Ci chiesero 13 miliardi di lire, convinti che non avessimo i soldi. Ed era vero… finché Enzo Scotti, il sindaco, mi mise in contatto con Ferdinando Ventriglia, presidente del Banco di Napoli. Una trattativa infinita, chiusa all’ultimo minuto. L’ultimo giorno utile (il 30 giugno, ndr) presi l’aereo e andai in Lega a Milano, dove consegnai una busta vuota. Da lì con un volo privato a Barcellona feci firmare Maradona e in piena notte tornai a Milano correndo in Lega. All’ingresso dissi alla guardia giurata che avevo sbagliato una procedura, salimmo negli uffici e di nascosto sostituii la busta: portai via la vuota e lasciai quella con il contratto. All’alba Napoli era in festa”. I giornali ebbero una misteriosa soffiata nella notte, in tempo per la ribattuta: “Il gallo ha fatto l’uovo” l’annuncio dall’altra parte del telefono. Il sangue del Santo si era sciolto.”



Il miracolo era avvenuto, Maradona è del Napoli, i napoletani erano in visibilio. Ci sono molte autorevoli testimonianze di quegli anni, Bruno Marra, scrittore eccellente, nel suo libro “BruNapoli” spiega in modo impeccabile le sue sensazioni da giovane tifoso: “…“Attenzione, ci dicono che si è riaperta la trattativa per Maradona”. BUM! Credo che esattamente in quel momento un gigante avesse dato un pugno al centro del Mondo. Iniziò l’onda sismica, un tam tam che si scatenò porta a porta, balcone per balcone, palazzo per palazzo, quartiere per quartiere. Eravamo sospesi tra le onde del mare, aspettando che arrivasse il messaggio nella bottiglia. (…) Ad un certo punto della notte, come per il discorso del Presidente a Capodanno, le televisioni private trasmisero a reti unificate una sola scritta enorme: MARADONA È DEL NAPOLI! Una frase che lampeggiava forte come a scandire il ritmo del nostro cuore. (…) Scendo, vado da Cristian. Busso la porta al secondo piano, Cristian lo ritrovo come lo avevo lasciato. Piangeva e chiagne ancora. Ma stavolta le lacrime hanno un altro colore, bianche di splendore. Mi abbraccia forte, non ci crede: “è vero Brù? È ‘o vero!?”. È ‘o vero! (…) In quell’infinita giornata di giugno, lì dove nacque il sogno, la prima notte di beatitudine che ci condusse all’alba dei trentanni di Dieghitudine”.

L’arrivo in Italia.
Maradona arrivò a Fiumicino alle 14:05 del 4 luglio 1984, visite mediche, passaggio in sede e cena a Capri. Il giorno dopo, oltre 70mila persone pagarono un prezzo simbolico di mille lire (che andrà in beneficenza) e andarono allo stadio già dal pomeriggio. Subito dopo la conferenza stampa, Maradona salì le scale dello stadio San Paolo e si trovò davanti uno spettacolo mai visto prima in vita sua. Un abbraccio virtuale, cori, urla, il popolo era in visibilio. El Pibe prende il microfono: “Buonasera napolitani! Sono molto felice di essere con voi, forza Napoli!”. Poi prese la palla, iniziò a palleggiare in un modo che solo lui poteva fare. Si notava ogni volta come lui e il calcio fossero una cosa sola.
Un tripudio di applausi e urla di gioia da parte del pubblico presente allo stadio, una felicità durata per tutta la notte e nei giorni a seguire. Il meglio doveva ancora di venire.

 

Un amore così grande
Le magie di Diego Armando Maradona iniziarono sin da subito, gli sforzi dell’amministrazione guidata dall’ingegnere Ferlaino sono stati ripagati da tutto l’amore dei tifosi napoletani. Sugli spalti dello Stadio San Paolo si sentiva: “Maradona è meglio ‘e Pele’ ci hanno fatto ‘o mazzo tanto pe ‘ll ave’! Maradona facce sunna’, ‘nu scudetto puortancillo ‘a parte ‘e cca’…”.

E fu così, arrivò il primo scudetto, una gioia difficilmente spiegabile. I festeggiamenti durarono giorni, non era un semplice scudetto, ma un segno di riscatto di una città che era in ginocchio e che tanto desiderava una gioia.

Napoli era in fermento, in quel periodo era molto frequentato “La Cachaça”, un locale in Via Petrarca che accoglieva ogni sera tantissime persone, nonché artisti e calciatori partenopei. Lì c’era un duo che in quegli anni era un’eccellenza del fenomeno Piano Bar, Gianni & Gianni, alias Gianni Conte, attualmente voce de “L’Orchestra Italiana” di Renzo Arbore e Gianni Averardi, ex batterista de “Il Giardino dei Semplici. Una mattina all’alba, dopo una delle tante serate, Gianni e Gianni si ritrovarono nella villa a Marechiaro di Giancarlo Signorini, allora patron della Cirio. E lì, davanti ad uno spaghetto, Signorini disse ai due amici artisti: mi è capitato di vedere al programma “Quelli della notte”, Renzo Arbore e tutta la band che cantavano una vecchia canzone di Nilla Pizzi dal titolo “O mama mama”, che ne dite di modificare il testo e fare qualcosa sul nostro Maradona?”
Detto fatto.
Scrissero il testo a sei mani aspettando il momento giusto per cantarla e questo si presentò quasi subito. Una di quelle sere, nel locale arrivò Diego accompagnato da altri compagni di squadra e lì, in un tripudio di urla di gioia, Gianni & Gianni iniziarono a cantare:
“O mamma mamma mamma,
o mamma mamma mamma,
sai perché mi batte il corazon?
Ho visto Maradona, ho visto Maradona.
Uè mammà, innamorato son!
O magico Careca, o magico Careca
sai perché abbiamo scelto te?
Insieme ad Alemao, insieme ad Alemao,
vincerem un altro tricolor”.
Bastò quel momento per trasformare quella canzoncina in un inno d’amore per Diego che ancora oggi tutti cantano.

Ma Diego non era certo un calciatore comune. Dio ha inventato il genio e lo ha donato a pochi eletti sulla terra, Maradona era tra questi. Per molti Diego non è morto il 25 novembre, lui non morirà mai finché ci saranno le persone che lo porteranno nel cuore e narreranno le sue grandi gesta.

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