Mes: la riforma che divide le coalizioni
Il Mes è davvero un rischio, sia per la tenuta del governo che dell’opposizione. Salvini e Berlusconi per ora si accordano ma il Movimento 5 Stelle rischia di spaccarsi.
Il Mes divide opposizione e maggioranza

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) non è altro che un fondo salva Stati. Un prestito praticamente, ad un tasso assai vantaggioso che sul mercato non esiste e, probabilmente, non esisterà mai nella storia. L’Europa ha bandito questo fondi con lo scopo di aiutare gli Stati nella lotta al Covid e, quindi, l’ha reso utilizzabile per le spese sanitarie.
Ciò che accade in Italia è che il dibattito è diventato ideologico. Servono soldi, per sostenere tutto. Soldi che l’Italia, il Paese dei balocchi per qualsiasi evasore fiscale grande e piccolo, semplicemente non possiede. Dovrà comunque andare sul mercato a farseli prestare, a tasso maggiorato, con la vendita delle obbligazioni e dei titoli di Stato.
Eppure, sebbene prendere questi soldi adesso sembri una ghiotta occasione, è bene ricordare che l’Europa i debiti pretende che si paghino. Quindi, prendere questi soldi, significherebbe mettere mano ad una riforma fiscale che, nei prossimi 10 anni, costringa tutti a pagare le tasse. Cosa assai impopolare verso questa destra guidata da Matteo Salvini che già si immagina al governo a rottamare cartelle ogni anno. Non è amata nemmeno dal Movimento 5 Stelle che, da più parti, ha già assicurato di non volerla votare e che, con la lettera dei 42 parlamentari che hanno detto di non voler votare il Mes, rischia di spaccarsi e spaccare la maggioranza.
Anche Berlusconi, da sempre favorevole al Mes, si è piegato al diktat si Salvini scatenando l’ira dei suoi. Il cavaliere ora sta con Matteo e Giorgia, forse perché l’alleanza è più importante del Mes.
Di Maio e Di Battista uniti ma qualche grillino mugugna
Luigi Di Maio ed Alessandro Di Battista sono uniti questa volta. Indissolubilmente il loro destino è legato al Mes. Loro sul “no” al Meccanismo Europeo di Stabilità ci hanno costruito una carriera politica e mantengono il punto. “Mai come la Grecia”, urlavano un tempo dal palco. Ora nonostante le tensioni nel Movimento 5 Stelle sembra che la linea sia più o meno unitaria. In ogni caso è un brutto colpo per il Partito Democratico che prenderebbe il Mes anche domani mattina se potesse. Il governo rischia di arrivare all’appuntamento con il voto alla riforma senza una maggioranza nei numeri e ciò ne metterebbe a rischio la tenuta.
L’ultima speranza è che Berlusconi si convinca a mollare Salvini e Meloni. Sarebbe una mossa ad effetto ma che lo farebbe uscire dalla coalizione che, molto probabilmente, governerà il Paese nella prossima legislatura. A leggere i sondaggi Matteo Salvini sarà il prossimo Presidente del Consiglio, anche se prematuro parlarne, e gli occorre il consenso di Berlusconi per diventare più forte ma al contempo gli è ininfluente. Forza Italia è un partito alla deriva, da cui molti sono scappati per approdare a Lega e Fratelli d’Italia. Marginale certo, ma ancora un vecchio leone che ruggisce e che nei grandi numeri detiene un piccolo potere. Il frutto di questi numeri consiste nel fatto che vadano tutti d’accordo, ma divisi a farsi la guerra avrebbero lo stesso consenso? L’immagine della grande coalizione di destra ne risentirebbe. Berlusconi sa tutto questo ma per adesso rimane sottomesso a Salvini.