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Morte e distruzione, cosa c’è dietro gli attentati in Afghanistan

Negli ultimi giorni, l’Afghanistan è stato al centro di sangue e distruzione. Lo scorso 21 gennaio un gruppo di miliziani ha attaccato per oltre 12 ore l’Hotel Intercontinental uccidendo 22 persone, il 24 gennaio c’è stato un attentato contro una sede di Save the Children a Jalalabad, mentre sabato l’esplosione di un’ambulanza in un’area molto affollata della città ha ucciso 103 persone.
Un’ondata di orrore e violenze nuovo anche allo stato asiatico, mai cosi al centro di tanto spargimento di sangue.
Ma cosa c’è dietro tutto questo?

Innanzitutto, va fatta una precisazione: da una parte c’è il governo afgano, con i suoi alleati occidentali e americani, dall’altra i talebani, coloro i quali hanno rivendicato gli ultimi attacchi.
I recenti attacchi terroristici hanno avuto l’obiettivo di minare la stabilità del governo afghano, il cui presidente Ashraf Ghani è un importante alleato degli Stati Uniti. La pericolosità dei talebani è notevole se si considera anche un’altra cosa, ossia i legami che hanno intrecciato con importanti terroristi afghani, come la rete Haqqani, gruppo estremista associato ad al Qaida. Secondo il governo afghano, dietro all’aumento delle violenze degli ultimi giorni ci sarebbe il Pakistan, accusato ormai da anni di dare protezione agli estremisti, tra cui proprio i talebani e la rete Haqqani. Il governo del Pakistan ha ovviamente negato le accuse e il governo afghano non ha portato prove a sostegno della sua tesi.

In Afghanistan nessuno sta vincendo o perdendo, e fare un accordo di pace sempre essere sempre più improbabile. O forse si, forse qualcuno che in tutto ciò sta perdendo, e quello è il popolo afgano, ormai distrutto e in ginocchio, impossibilitato a vivere una vita normale, imprigionato in una guerra dove non c’è un arbitro pronto a fischiare la fine di ostilità che, oltre a morte e distruzione, non portano a null’altro.

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