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Palmieri: “Il Napoli calcio femminile è una realtà importante”

Fra tante difficoltà ed un seguito non molto importante, a Napoli c’è una realtà che nel giro di pochi anni vuole provare la scalata ai vertici della Serie A. Stiamo parlando del Calcio Napoli Femminile, che quest’anno militerà in Serie C ma che, nel giro di pochi anni e con tanti sforzi, cercherà di tornare ai fasti di qualche stagione fa.

Ai nostri microfoni Italo Palmieri, direttore generale della società azzurra, si è raccontato sugli gli obiettivi della compagine partenopea.


Partiamo da Lei, signor Palmieri. Come ha iniziato ad avvicinarsi a questa realtà?
“Sono sempre stato vicino al calcio femminile. Nel 2003 abbiamo iniziato con una scuola calcio maschile, qualche anno dopo abbiamo messo in piedi un gruppo di ragazzine che potessero rappresentare la squadra di Napoli femminile e il nome della squadra era Calcio Mania, che poi è diventata quella che siamo oggi. Sono un socio fondatore e sono sempre stato presente e calato in questa realtà”.
La fusione fra il Napoli Dream Team  il Napoli Carpisa a cosa ha portato?
“Lo scorso anno abbiamo messo in atto questa fusione, volta principalmente a potenziare e migliorare il quadro dirigenziale della società”.
Quanto conta una figura come Schwoch nella vostra società?
“Lui è una persona molto preparata, adesso lavora nel settore bancario. Si è avvicinato alla nostra realtà perché è un grande amico del nostro presidente, è un consulente della società e spesso è presente alle nostre partite”.
Obiettivi per questa stagione?
“Quest’anno abbiamo allestito una squadra molto forte. Lo scorso anno, in Serie B, abbiamo chiuso con un onorevole quinto posto ma c’è stata la riforma dei campionati. Questa riforma ha portato al cambiamento dei nostri piani, quest’anno siamo stati quindi costretti a ripartire dalla Serie C, ma abbiamo tutte le carte in regola per puntare subito al primo ed immediato salto di categoria. Nel giro di un triennio, poi, l’obiettivo è quello di arrivare in A e competere con società importanti e prestigiose come Juventus, Milan e Fiorentina. Siamo una realtà importante e vogliamo competere con le massime espressioni del nostro paese”.
Come sta crescendo il movimento calcistico femminile?
“Noi siamo stati in Serie A nel 2011 e 2012, ed io ero uno dei sei componenti nazionali per lo sviluppo del calcio femminile. Insieme a Tavecchio, che allora era il Presidente, sviluppammo un progetto che prevedeva per far crescere il movimento l’obbligo da parte delle società maschili a tenere anche un settore femminile, cosa che già avviene in Europa. Nel 2012, inoltre, abbiamo ospitato anche il primo torneo “Città di Napoli”. Abbiamo invitato il Psg il cui proprietario della squadra femminile è lo stesso di quella maschile e questo progetto che porta la mia firma insieme a quella di altre cinque persone è stata portata avanti da Tavecchio quando poi è diventato Presidente della Figc, obbligando cosi le società maschili ad avere anche una squadra femminile. Piano piano hanno aderito tutte, noi però siamo una cosa estranea alla Ssc Napoli che pur di non pagare la multa si limita a poco e nulla.”.
Progetti a medio e lungo termine?
“Come prima squadra vogliamo la Serie B. Come detto, abbiamo una grande squadra per fare il salto di categoria, poi nel giro di tre o quattro anni vogliamo essere in A. Abbiamo anche un buon settore giovanile femminile. In attesa dei lavori al Collana si gioca al Cus la miglior struttura di Napoli. E’ una struttura privata che ospita solo noi e questo è anche un motivo di vanto. Per diversi anni abbiamo avuto il Collana a nostra disposizione, ma li la politica è un po’ di intralcio ma contiamo di tornare a giocare in quello che è un monumento della nostra città”.

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