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Pompei regala ancora emozioni, ritrovato cavallo in una villa

 “Ritrovamento eccezionale che sta facendo il giro del mondo”, ha commentato il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. La sagoma del cavallo, ottenuta con la tecnica dei calchi è l’ultima scoperta realizzata negli scavi archeologici di Pompei.

“Un’operazione che ha visto il lavoro di squadra del Parco Archeologico di Pompei, della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri che conferma la forza del sistema italiano nel contrasto al traffico illecito di opere d’arte. Un ringraziamento particolare a tutti i professionisti della tutela del ministero dei beni culturali che a Pompei stanno ottenendo grandi risultati utilizzando le tecniche tradizionali e sperimentandone di nuove. Di loro si sta parlando con ammirazione in tutto il mondo”.

Il ritrovamento è stato fatto nell’area nord del parco Archeologico pompeiano dove erano stati intercettati dei cunicoli clandestini. Infatti la Procura della Repubblica di Torre Annunziata  stavano già indagando su queste attività illecite, dallo scorso agosto.  Le indagini hanno involontariamente aiutato a portare alle luce degli  ambienti di servizio di una grande villa suburbana.

I ritrovamenti

La villa, conservata in maniera eccezionale,  ha regalato anche diversi reperti come anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno di cui è stato possibile realizzare il calco. Perfino una tomba, del periodo post 79 d.C., che custodiva lo scheletro del defunto. Tra gli ambienti individuati è emersa una stalla con resti equini. La tecnica dei calchi ha permesso di identificare una mangiatoia la cui struttura, probabilmente costruita in materiale deperibile, è ancora visibile unicamente grazie al calco in gesso. Allo stesso modo l’individuazione, nella zona centrale della stalla, di un vuoto causato dal deperimento di materiale organico all’interno dello strato denominato ‘tuono’, ha consentito la realizzazione di un calco in gesso appunto di un cavallo.

L’animale poggia sul suolo con il fianco sinistro e mostra allo sguardo quello destro. Gli arti posteriori sembrano sconvolti dalle attività dei tombaroli che hanno interessato l’area in tempi recenti. I resti scheletrici visibili dell’animale mostrano una buona ossificazione riconducibile ad un individuo adulto. L’esame radiologico dello scheletro potrà restituire dati più precisi al riguardo ed anche fornire informazioni sullo stato di salute osteologica dell’animale. L’attribuzione alla specie non é al momento del tutto certa. Da un’analisi preliminare basata su morfologia della sagoma, proporzioni e altezza al garrese (la misura dalla spalla -scapola- a terra) sembra probabile che l’equide ritrovato sia un cavallo (Equus caballus). L’esame autoptico dell’impronta dell’orecchio sinistro, perfettamente visibile nel tuono, ha evidenziato caratteristiche dimensionali e morfologiche riconducibili al cavallo piuttosto che a mulo o bardotto.

L’animale mostra un’altezza al garrese di circa 150 cm. Sebbene si debba tener presente che i cavalli antichi erano probabilmente di taglia ridotta rispetto a quelli attuali, il cavallo di Civita Giuliana ha dimensioni considerevoli, per l’epoca, che potrebbero suggerire l’esistenza di individui altamente selezionati nell’area di Pompei nel 79 d.C.. Il cavallo mostra, inoltre, nella zona del cranio finimenti in ferro con piccole borchie in bronzo. Tale presenza potrebbe essere ricondotta al valore e ruolo di questo animale.

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