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POMPEII THEATRUM MUNDI 2018

Emma Dante firma lo spettacolo conclusivo della seconda edizione della rassegna POMPEII THEATRUM MUNDI 2018 a cura del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale: il 19, 20 e 21 luglio al Teatro Grande di Pompei l’atteso allestimento di ERACLE di Euripide nella singolare versione “al femminile” firmata dalla regista palermitana.


Quarto e ultimo spettacolo – in scena il 19, 20 e 21 luglio al Teatro Grande di Pompei – della rassegna estiva del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, realizzata in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, POMPEII THEATRUM MUNDI 2018. Si tratta di ERACLE di Euripide nella traduzione di Giorgio Ieranò con la regia di Emma Dante, su produzione dell’INDA / Istituto Nazionale del Dramma Antico – Fondazione Onlus, che approda a Pompei dopo l’applaudito debutto a Siracusa dello scorso maggio, al 54esimo Festival del Teatro Antico.

Le scene dello spettacolo sono di Carmine Maringola; i costumi di Vanessa Sannino; le musiche di scena di Serena Ganci; lecoreografie di Manuela Lo Sicco; il disegno luci di Cristian Zucaro. Interpreti dello spettacolo sono Serena Barone, Naike Anna Silipo, Patricia Zanco, Mariagiulia Colace, Francesca Laviosa, Arianna Pozzoli, Katia Mirabella, Carlotta Viscovo, Samuel Salamone. Nei ruoli dei figli di Eracle: Sena Lippi, Arianna Pozzoli, Isabella Sciortino.

Le danzatrici sono Sabrina Vicari, Mariella Celia, Silvia Giuffré; le musiciste sono Serena Ganci, Marta Cannuscio. Il coro è composto daAlessandro Accardi, Mauro Cappello, William Caruso, Antonio Cicero Santalena, Alessandro Di Feliciantonio, Giacomo Lisoni, Andrea Maiorca, Roberto Mulia, Salvatore Pappalardo, Stefano Pavone, Riccardo Rizzo.
La tragedia:

Eracle, impegnato nella sua ultima fatica con Cerbero, è assente da casa e Lico ne approfitta per usurpare il trono di Tebe. A nulla valgono i lamenti dei Tebani, interpretati dal coro, perché l’usurpatore minaccia di togliere la vita a Megara, moglie di Eracle, e ai suoi figli, nonché al vecchio padre Anfitrione: la scena si svolge intorno all’altare di Zeus dove la famiglia dell’eroe implora per la salvezza. Quando ogni speranza sembra perduta ed i bambini sono già vestiti con i paramenti funebri, giunge Eracle che ha portato Teseo fuori dagli inferi nel corso della lotta contro il cane infernale: accecato dall’ira, uccide Lico. Ma Era, nemica giurata di Eracle, invia Iris, la sua messaggera, e Lissa, la personificazione della Rabbia, con uno scopo: fare impazzire Eracle per costringerlo ad uccidere i suoi stessi figli. Lissa tenta di convincere Iris dell’ingiustizia che compirebbe nell’indurre l’eroe alla follia, ma la volontà di Era non può essere disattesa.

Un messo giunge in scena per raccontare dell’eccidio compiuto da Eracle: credendo i suoi figli la progenie di Euristeo, che gli aveva imposto le fatiche, li uccide senza pietà insieme alla moglie Megara. Atena giunge in tempo per salvare solo Anfitrione, fermando Eracle con un masso lanciatogli in petto: successivamente viene legato e, al suo risveglio, si ritrova incatenato alle colonne del suo palazzo, in preda all’amnesia. Anfitrione gli mostra i cadaveri dei familiari e gli svela che è lui stesso l’artefice dello scempio: Eracle, in preda allo sconforto, medita il suicidio. A salvarlo dal suo intento sarà Teseo, giunto a Tebe dopo essere venuto a conoscenza delle minacce di Lico nei confronti di Megara e dei figli dell’amico: Eracle accetta la richiesta di purificazione di Teseo, convincendosi che la sua più grande prova sarà proprio la sopportazione della vita con la cognizione del misfatto compiuto.
Note di regia:

Dentro un corpo maschile, muscoloso e arrogante, l’eroe ostenta la sua forza, si mette a tu per tu con gli dei, esalta la sua potenza con l’ambizione di diventare un dio. Di contro, le donne figlie madri e mogli degli eroi, aspettano, subiscono, si sacrificano, vanno in esilio o negli inferi, rassegnandosi a vite solitarie e prendendo su di sé le colpe dei padri e dei mariti. Cosa succede se una femmina incarna l’eroe, rappresentando la sua potenza e la sua fragilità con l’armonia nei fianchi e la durezza nello sguardo? Cosa scucede se il maschio-eroe del mito diventa bianco e lieve come una nuvola?

In Eracle mi interessa la fragilità, perchè non è la forza né il potere a renderlo virile. È la sua anima e il suo coraggio a fare di lui un essere umano, non certo i suoi muscoli. È un semidio invincibile solitario e nevrotico, che all’apice della tragedia gira i tacchi ed esce di scena, non cerca il sacrificio della pena per i suoi delitti, ma fugge dal dolore seguendo il consiglio dell’amico del cuore. È umano Eracle. La sua storia non è più una tragedia ma appartiene al dramma della riconciliazione. Posseduto e deviato da Lissa e Iride, stermina la famiglia ma nonostante ciò, a differenza di Aiace o Edipo re, Eracle si salva lasciando ad Anfitrione la sepoltura dei figli e della moglie.

Il suo cammino è circolare, di appartenenza a due mondi: l’aldilà e l’aldiqua. E anche se il regno dei morti è la sua meta più ambita, il nostro eroe è terreno, materno, pieno di contraddizioni e di dubbi. Un semidio ermafrodito che ha dentro di sé maschio e femmina intimamente uniti.
Penso a un gioco teatrale con regole nuove, mi allontano dall’antichità delle forme canoniche e invito un cast al femminile di ricoprire tutti i ruoli senza distinzione di genere, così come i greci giocavano a interpretare le donne in scena. Penso a una comunità androgina, dove il potere viene fatto a pezzi e sostituito dal candore dell’infanzia, dalla purezza. Penso al rapporto tra la donna e il mito in cui stavolta è la donna a misurarsi con la leggenda.

      Comunicato Stampa

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