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Ponte Morandi, la Commissione accusa l’Aspi

Rischi sottovalutati, pericolo di crollo già noto nel 2017, allarme minimizzato e nessuna misura precauzionale adottata.

La Commissione d’inchiesta del Ministero delle Infrastrutture sul crollo del ponte Morandi di Genova accusa Autostrade per l’Italia (Aspi) di aver minimizzato o celato lo stato in cui era il viadotto Polcevera, impedendo di fatto una corretta vigilanza sull’operato del concessionario.
Nella relazione si legge che nel progetto esecutivo di Autostrade per la manutenzione del ponte Morandi vi sono “valori del tutto inaccettabili, cui doveva seguire, ai sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di messa in sicurezza improcrastinabile“. Questi valori non sono sono stati del tutto sottovalutati dal gestore, ma il personale dirigenziale non era a conoscenza “di tale informazione di evidente enorme importanza“.
La commissione “ha ribadito la propria richiesta” il 31 agosto e “ha appreso che, contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23 giugno 2017 della Società alla struttura di vigilanza, tale documento non esiste“. Una negligenza ingiustificabile che dimostra che il sistema di gestione dell’infrastruttura “sul piano economico e gestionale non ha funzionato” e “non ha garantito la sicurezza degli utenti“. Tanto che nella relazione si legge anche che le misure adottate da Autostrade si sono rivelate “inappropriate e insufficienti“.
Secondo la relazione, Autostrade era perfettamente consapevole dello stato di assoluto degrado del ponte, a partire dalle parti orizzontali dell’infrastruttura, ma nonostante ciò, “non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela dell’utenza“. “La procedura di controllo della sicurezza strutturale” continua la relazione, “è stata in passato, ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente per la stima di sicurezza nei confronti del collasso“.
I commissari, premettendo che la valutazione si basa su documenti e video a disposizione, ritengono “più verosimile che la causa prima” del crollo “non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali”.

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