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Superga, 70 anni fa la strage in cui scomparve il Grande Torino

Il cielo piange ancora i suoi campioni. Il 4 maggio di settant’anni fa l’aereo che trasportava la squadra granata di schiantò contro la Basilica di Superga. Nessun sopravvissuto. È morto il Toro si disse, nessuno immaginava che una squadra potesse morire.

Invece il 4 maggio del 1949 un’intera squadra scomparve. Tutti, allenatori, massaggiatori, giocatori, nessuno tornò a casa. Amati dal paese intero perchè facevano tutti parte della nazionale. Erano di ritorno da un’amichevole a Lisbona, per l’addio al capitano del Benfica.

«Quota duemila metri, qdm su Pino, poi tagliamo su Superga» furono le ultime parole che Pierluigi Meroni pilota trasmise alla torre di controllo. Erano le 17.02 di mercoledì 4 maggio 1949, Don Tancredi, parroco della basilica si trovava nella sua stanza al primo piano. Non fece caso al rombo dell’aereo che arrivava, ne passavano tanti, stessa cosa per il muratore Amilcare Rocco, che abitava a pochi passi dalla Basilica. Sentito il tonfo uscirono in strada per ritrovarsi di fronte una scena che non si può spiegare. La carlinga di un aereo infilzata nel muro.  «Le maglie del Torino, le maglie del Torino» urlò qualcuno, tirando su gli indumenti granata con cucito lo scudetto. I giocatori erano solo 11, perchè allora non c’erano riserve e i nomi si potevano imparare a memoria. Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Gli unici scampati, non per miracolo, furano quelli rimasti a casa. il secondo portiere Gandolfi, che aveva dovuto lasciare il posto al terzo numero uno, Dario Ballarin, probabilmente raccomandato per un viaggio premio dal fratello Aldo; il radiocronista storico Nicolò Carosio, impegnato con la Cresima del figlio; il presidente Ferruccio Novo, a letto con l’influenza; il ragazzo Primavera Luigi Giuliano che non riuscì ad ottenere per tempo il passaporto, come un disguido burocratico tenne a Roma l’invitato Tommaso Maestrelli, l’inventore poi del primo scudetto della Lazio: era in predicato di passare al Torino la stagione successiva ed era stato Valentino Mazzola a volerlo per Lisbona.

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