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“Voglia di fragole”, il manuale di Miriam Bella alla biblioteca di Sant’Egidio del Monte Albino

“Voglia di fragole. Manuale serissimo di sopravvivenza al desiderio di maternità” di Miriam Bella, edito da Marlin, sarà presentato presso la biblioteca “Ferdinando Ferrajoli”, nella sede della Pro Loco di Sant’Egidio del Monte Albino (Sa), alle ore 20.00.

L’appuntamento rientra nell’ambito della rassegna “I Venerdì d’Autore”, evento letterario giunto alla terza edizione.
IL LIBRO

Questa storia inizia adesso e ancora non so come finirà. Quel che so è che questa storia mi farà male, ma la scrivo perché nero su bianco il dolore sembra meno tuo e perché, forse, qualcuna leggendola si sentirà meno sola. Questa storia la scrivo, perchéio avrei voluto leggerla.”

Diretto e colloquiale, questo libro è un vademecum che nasce dall’esperienza personale di una giovane donna. Nelle sue pagine sono affrontati gli ostacoli di chi cerca invano di avere un figlio, “catalogandoli per prendersene gioco”, che si tratti di domande indiscrete, problemi di coppia o esami invasivi. Ad alcuni capitoli dal tono umoristicamente nozionistico, si alternano più intimi episodi di vita vissuta e sopravvissuta. Fra sale d’attesa di Centri Specializzati e zii d’America esperti di pranoterapia, fra scienza medica e superstizione, un manuale per uscire indenni dalla frustrante ricerca di maternità. La storia di ogni donna che prova a far pace con sè stessa e col suo corpo, a prescindere dall’arrivo di un bambino. La storia di chi scrive, che però è anche un po’ di tutte, perché di nessun dolore si possiede l’esclusiva: un dolore che si guarda in faccia, come a smascherarlo, come a indebolirlo e, soprattutto, a superarlo con serenità e convinzione.
L’AUTRICE – Miriam Bella
Nata a Salerno nel 1985, vive a Maiori in Costiera amalfitana. Nel 2004 ha conseguito una maturità scientifica dignitosa, a dispetto delle sue attitudini umanistiche e di un consolidato odio nei confronti della matematica. Attualmente si occupa di promozione turistica e del territorio. Presidente di un’associazione culturale per la tutela dei diritti delle donne, è innamorata della sua terra e scrive di sé in terza persona, così da darsi un tono.

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