Luca Iannuzzi: con Scottojonno si restituisce alla città un pezzo di storia e di memoria
Scottojonno nasce dall’idea di Luca Iannuzzi di restituire alla città e a tutti coloro che abitano il quartiere o che in qualche modo vi transitano, un pezzo di storia e di memoria che altrimenti sarebbe finito nell’oblio e nell’incuria.
“La storia della famiglia Scottojonno – racconta Luca – l‘abbiamo scoperta in un secondo momento.Sapevamo che questo luogo era stato un ufficio pubblico, una tesoreria comunale, e quindi abbiamo costruito una storyline molto bella. Abbiamo ritrovato anche alcuni assegni. Ma poi abbiamo scoperto la figura di Vincenzo Scottojonno. Aveva viaggiato in tutto il mondo in particolare a Parigi. In base alle sue suggestioni, aveva deciso di creare un caffè letterario, inserito all’interno di una galleria commerciale di ispirazione torinese“.
Il progetto prevedeva una pianta a croce – quindi il locale non avrebbe dovuto esistere: ci sarebbe dovuto essere un corridoio tra due ali di negozi. Ma per il diniego delle suore del Monastero di Santa Teresa degli Scalzi di cedere l’area destinata a orto, considerata di loro proprietà – tuttora controversa – quel luogo che doveva essere un vuoto divenne un pieno.
“Dell’opera degli Scottojonno rimane ben poco – continua Luca – alcuni manifesti e trafiletti pubblicitari. A Procida il palazzo di famiglia non esiste più“.
Il ristorante bistrot – richiamando le parole di Iannuzzi – rappresenta la seconda vita e possibilità di questo luogo, attraverso un’operazione di rifunzionaluzzazione che ne recupera la destinazione d’uso originaria, ma ne implementa anche l’attività di somministrazione.
Tre i punti strategici creati dall’imprenditore campano: l’Archivio storico, Scottojonno e il Nabilah, che si collocano su un’ideale linea del tempo, dove il cocktail bar con cucina, ubicato al Vomero, rappresenta la Napoli illuminata: quella dei Borbone del ‘600 -‘800 caratterizzata dalla cucina dei Monsù, i cuochi francesi, portata in Italia dalla sorella di Maria Antonietta.
Scottojonno – che guarda al periodo postcoloniale e decò di inizio ‘900 – ha una duplice anima: quella di un bistrot e quella di un ristorante, il Sustanza, che già a due mesi dall’apertura era stato inserito nella guida Michelin.
Il tris d’assi è completato dal Nabilah, che è un luogo peculiare per le sue bellezze naturalistiche, legato ai matrimoni stranieri, alla banchettistica e al beach club. A unire le identità di questi tre luoghi l’estro e l’inventiva dello chef Marco Ambrosino.
“Scottojonno di mattina è un caffè letterario – racconta Luca -. Ospita presentazioni di libri; Silent Party, durante i quali i cellulari vengono spenti e si dà spazio a letture condivise di capitoli di libri selezionati. Il giovedì è dedicato al jazz e al cantautorato. La sera, poi, diviene un luogo dove stare insieme, a mangiare e a bere in allegria”.
A fargli eco lo chef Marco Ambrosino, che ricorda come Napoli rappresenti un piccolo planisfero, dove sono passate una serie di etnie e culture, per poi proseguire il loro viaggio. Ma molte hanno scelto di rimanervi, cambiando la geografia della città, che è connotata dalla loro presenza in alcune zone, in un sapido impasto di usi, costumi e tradizioni.
Per questo, non sono più definibili come straniere ma sono divenute un elemento caratterizzante la città, dalla quale sono state in qualche modo assorbite.
“Abbiamo una componente asiatica molto forte – evidenzia Ambrosino -. Ma anche quella americana e nord africana con le sue spezie. Nei nostri piatti cerchiamo di rappresentare questo amalgama. C’è un enorme e sovrastante patrimonio gastronomico locale, che andiamo a incrociare con ironia con le ricette di altre parti del mondo, cercando di uscire fuori dalla retorica di questa città e di darle una dimensione internazionale, quale ha, sottraendola a una dimensione riduttiva e provinciale. Per esempio, proponiamo una rivisitazione della salsa guacamole, che arricchiamo con una verdura locale“.
Un imperativo categorico è quello del rispetto della stagionalità e della filiera corta a km zero: da Scottojonno non ci sarà mai una parmigiana a Natale!
Richiamando le parole dello chef, un’altra caratteristica pregnante è quella di avere la possibilità di mangiare a tutte le ore. Una potenzialità che attira un pubblico trasversale.
“Subito dopo l’apertura – racconta – ci sono state persone del luogo che si sono commosse perché hanno visto rivivere un pezzo di città, anche se prima era adibito a ufficio pubblico. Nel pomeriggio vengono richiamati coloro che vogliono usufruire del cocktail bar. Arrivano molti Americani, facilitati dalla disponibilità di un volo diretto con New York e con Chicago. In appena 6 ore possono arrivare qui e trovare tutta una serie di prodotti che nel resto del mondo sono ormai sdoganati, ma da noi sono ancora nella fase di avvio“.
Scottojonno è un tempio dedicato alla cultura mediterranea in senso allargato che amplia questo racconto del gusto. Luca ha trasformato un luogo totalmente devastato e vandalizzato, in un elogio di gusto e di bellezza, arredato con collezioni librarie e pezzi di mobilio unici, provenienti da tutta Europa. Un inno al buon gusto a 360 gradi. In questo periodo, via libera a verdure autunnali come rape, radicchio o zucca, arricchite da olio di argan o sommacco mediorientale, un sostituto del limone.
A ingolosire anche la lista dei cocktail, affidata a Mirko Lamagna, bartender esperto in mixology.
“Utilizziamo – ribadisce – solo ingredienti di prima scelta e di elevata qualità. Li lavoriamo e trasformiamo attraverso il ricorso ad attrezzature e macchinari da laboratorio, come il sonificatore, la centrifuga e l’omogeneizzatore. Il risultato è sempre qualcosa di molto particolare che incuriosisce i nostri avventori e li conduce in un percorso narrativo e in un’esperienza sensoriale attraverso i cocktail“.
Cocktail e cibo si ispirano a personaggi iconici della cultura partenopea, tra storia, miti e riti: D’Annunzio e le sue vergini; Torquato Tasso; Masaniello; le Janare; Colapesce; Le Capuzzelle. I pani, tostati e farciti, escono fragranti, croccanti e saporiti dai Varchi di fuoco.
Non resta che andare da Scottojonno per incontrarli, degustarli, assaporarli e amarli anche in questa rinnovata forma d’arte e di gusto.

