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Accadde oggi, muore “Renatino” nel 1990

Enrico de Pedis, detto Renatino era il boss della banda della Magliana. Il 2 febbraio del 1990 due killer provenienti dalla Toscana, Dante Del Santo detto “il cinghiale” e Alessio Gozzani,  gli spararono un solo colpo alle spalle, uccidendolo all’istante.

De Pedis era nato e cresciuto a Trastervere. Iniziò fin da giovane come scippatore per poi legarsi ad una banda dell’ Alberone. Arrestato per la prima volta nel 1977, rimase in carcere fino al 1980.

Si meritò l’appellativo di “bambolotto” perché era sempre ben vestito e pettinato. Il 25 giugno 1988 si unisce in matrimonio con la fidanzata Carla Di Giovanni, conosciuta nel quartiere Testaccio.

Durante la sua carcerazione De Pedis conosce Franco Giuseppucci (detto er Negro). Incaricato di “custodire le armi di Renatino. Durante la carcerazione però le armi vengono rubate. Dopo accurate ricerche, Giuseppucci viene a sapere che le armi, incautamente sottratte da Giovanni Tigani (detto Paperino), sono finite nelle mani di una batteria del quartiere San Paolo capeggiata da Maurizio Abbatino a cui, quindi, er Negro si rivolge per reclamarne la restituzione.

Dall’incontro tra i tre nasce quindi l’idea di unire le forze in campo per trasformare quella che in un primo tempo era nata come una semplice “batteria” in una vera e propria “banda” per il controllo della criminalità romana e che, da li a poco, verrà conosciuta come banda della Magliana.

Il debutto come banda è il sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere, il 7 novembre 1977 che, per l’inesperienza nel campo, finirà nel sangue con l’uccisione del nobiluomo, ma con il riscatto di due miliardi comunque incassato. De Pedis, che non aveva partecipato all’esecuzione del sequestro in quanto ancora detenuto, si vide comunque riconosciuta una quota di quindici milioni di lire.

Chi è sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare?

Il giorno del suo matrimonio Enrico De Pedis, detto Renatino, decise dove avrebbe voluto essere sepolto. Guardandosi intorno, nella basilica di Sant’Apollinare, a Roma, l’uomo che ora viene indicato da una testimone come uno degli autori del sequestro di Emanuela Orlandi disse alla ragazza che stava diventando sua moglie, Carla Di Giovanni: «Quando mi toccherà, vorrei essere sepolto qui». Dal 24 aprile 1990, Enrico De Pedis riposa a Sant’Apollinare dentro un sarcofago di marmo bianco e argento con incisa la scritta “Enrico De Pedis”.

Renatino lasciò la moglie Carla, e un’amante, Sabrina Mainardi, che per pochi mesi, nel 1978, era stata consorte del calciatore Bruno Giordano.

È stata Sabrina a raccontare ai magistrati di Enrico De Pedis: «Vivevamo come ne “Il padrino”, mi faceva mille regali: valigie Louis Vuitton piene di banconote da 100 mila lire». Sabrina Mainardi ha parlato a lungo con gli inquirenti del ruolo che Renatino e gli altri della Magliana avrebbero avuto nella scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 23 giugno 1983. «La rapirono per fare un favore a monsignor Marcinkus».

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