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Alghe in 3D per studiare i cambiamenti climatici

Si chiamano mimics, sono state stampate in 3D e trapiantate in mare, in Liguria. Fatte di silicone non tossico, imitano un’alga corallina tipica del Mediterraneo, e aiuteranno a studiare il cambiamento climatico e a capire se possono essere colonizzate dagli organismi marini, proprio come quelle vere.

Si tratta di un progetto pionieristico, che nel nostro paese non ha precedenti, coordinato dall’Università di Portsmouth, in collaborazione con la Royal Society, l’ENEA e il CNR. 

I 60 sosia sono stati posizionati nella baia di Santa Teresa, a La Spezia e, in un primo momento, gli scienziati si sono assicurati che non fossero appetibili per i pesci né fonte di disturbo per la biodiversità. Ogni tre mesi verranno raccolti e confrontati con le alghe vere per osservare quali creature marine vi abbiano traslocato; a maggio 2018, verranno spostati in vasche artificiali controllate.

L’obiettivo a lungo termine è studiare gli effetti del cambiamento climatico su questa specie così preziosa ricreando uno scenario critico come quello del 2100, quando l’acidificazione degli oceani porterà il pH dell’acqua a un valore di 7,7.

I primi risultati sono incoraggianti: dopo solo un mese i ricercatori hanno potuto osservare i primi segni della formazione di biopellicole, cioè i sottili strati di fluido viscoso prodotti da batteri e microalghe. A distanza di un anno potrebbero vedersi crostacei e microrganismi stabilirsi sulle alghe.

Inoltre, verificando l’idoneità delle mimics alla colonizzazione, si aprirà la strada al recupero e ripristino di habitat naturali sfruttati ed impoveriti dall’azione dell’uomo. 

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