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Buon compleanno Frankenstein: il bicentenario del mostro

Sono passati 200 anni dalla pubblicazione del Frankenstein di Mary Shelley. Un classico della letteratura Horror divenuto un cult di cui non tutti conoscono i retroscena. Ma se inizialmente il romanzo fu giudicato male dalla critica, oggi Frankenstein si può considerare attuale quanto mai grazie ai suoi temi. Ecco perché.

Mary Shelley aveva solo 19 anni quando scrisse il suo primo romanzoFrankenstein, o il moderno Prometeo” (Frankenstein; or, the modern Prometheus); era il 1816 e due anni dopo sarà pubblicato per la prima volta. Nel 1831 l’autrice curerà la versione modificata per la seconda edizione, erano gli anni in cui un esordiente Edgar Allan Poe pubblicava le sue prime raccolte di poesie a New York.

In un momento storico in cui il “diverso” affascinava e allo stesso tempo spaventava, Frankenstein rappresentava l’aberrazione, il mistero, il prodotto della mano dell’uomo intromessa nell’ opera della natura. Tutto ciò che il concetto romantico di “sublime” racchiudeva. Non è un caso, dunque, che una storia come quella del mostro di Frankenstein abbia avuto facile fortuna nel secolo in cui si svilupperà e prenderà forma il genere Horror. 

Ma se ancora oggi la storia del mostro viene letta e reinterpretata da film e romanzi un motivo c’è. Nel 1816 (detto “l’anno senza estate” per le temperature molto rigide) le teorie sul galvanismo si sono appena diffuse. Mary Shelley è ospite di Lord Byron, illustre amante della sorellastra in una villa a Ginevra. In una notte piovosa e fredda gli ospiti di Byron, per gioco, decidono di comporre storie di fantasmi e la Shelley non è immediatamente ispirata, non riesce a scrivere nulla. Quella stessa notte però sogna quello che sarà lo spunto principale del romanzo. Un mostro nato dalla follia del dottor Frankenstein che aveva assemblato pezzi di diversi cadaveri e sfruttato  l’elettricità naturale per animare la sua creazione.

Oggi Frankenstein è un perfetto esempio del problema bioetico. Quando la scienza interviene nelle sfere che riguardano la morale e in particolare l’intervento umano sulla vita, il dibattito non è circoscrivibile nettamente nella ragione o nel torto. Ecco perché Frankenstein affascina: lascia un interrogativo sui limiti umani della conoscenza. Allo stesso tempo però, il mostro e la sua inadeguatezza nel confrontarsi col mondo in cui è stato ‘riportato’ sono un calco del sentimento di smarrimento umano, della difficoltà di essere accettati in una società che soffre ancora il timore del diverso. Il mostro in realtà è nascosto in tutti noi. Come la stessa creatura affermerà :“Satana aveva i suoi compagni che lo ammirassero e incoraggiassero; ma io sono solo”. 

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