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Ieri “Giornata internazionale delle donne nella scienza”, ma sono ancora poche

Sono ancora poche le donne affermate nel mondo della ricerca. Purtroppo bisogna ancora lottare per la parità di genere e le donne devono essere in grado di affrontare diverse difficoltà aggiuntive, come la conciliazione della famiglia con il lavoro.

“Un progresso c’è stato, ma bisogna continuare su questa stessa strada”, ha detto Gianotti guardando alla Giornata internazionale delle donne nella scienza che si celebra l’11 febbraio, istituita dalle Nazioni Unite per promuovere in tutto il mondo iniziative volte a mettere in luce le tante donne impegnate nella ricerca e per incoraggiare le più giovani a intraprendere studi scientifici.

Da allora sono stati fatti progressi, ma molto c’è ancora da fare. Il Cern, per esempio, ha detto Gianotti “è un luogo che celebra la diversità in tutti i sensi, non solo in termini di genere, ma di etnia, origini e tradizioni”. Lì, ha proseguito, “lavorano più di 17.000 ricercatori di 110 nazionalità”, tuttavia “le donne sono sempre una frazione minore: attualmente sono il 12%. Non sono ancora un numero sufficiente, ma 20 anni fa erano appena il 4%. Quindi c’è stato un progresso, ma bisogna continuare in questa direzione”.

Anche per Emmanuelle Charpentier, direttore dell’Istituto per le infezioni biologiche del Max Planck di Berlino, “è difficile essere una donna scienziata, soprattutto quando si ha una famiglia”. Questo perché “spesso ci si deve muovere da un laboratorio a un altro e da un Paese a un altro, per 10-15 anni. Ho l’impressione – ha osservato – che molte ricercatrici, 4 o 5 anni dopo il dottorato, tendano a rinunciare alla ricerca. Per questo in Europa esistono specifici progetti per le donne nella scienza”, proprio come la Giornata mondiale.

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