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Israele torna al voto per la terza volta in meno di un anno

Oggi, lunedì 2 marzo i cittadini di Israele saranno chiamati alle urne per la terza volta nel giro di un anno.

Dopo il voto di settembre Blu e Bianco aveva 33 seggi e il Likud 32. Più indietro c’era la Lista araba comune a quota 13, mentre gli altri partiti avevano ottenuto tra i 5 e i 9 seggi ciascuno. Il Likud era riuscito ad ottenere l’appoggio di tre altre forze di estrema destra e religiose (Giudaismo unito nella Torah, Shas e Yamina), assommando così 55 seggi, mentre Gantz poteva contare sull’appoggio dei partiti arabi, oltre che del Labour e dell’Unione Democratica, toccando quota 57. La maggioranza, come detto, era però fissata a quota 61 (su 120): l’inefficace ago della bilancia fu Avigord Lieberman, leader del partito di destra nazionalista Israel Beiteinu, il quale non riuscì ad accordarsi con Gantz ma escluse al contempo l’alleanza con Netanyahu, per via dell’eccessivo peso dato ai partiti religiosi nel Likud. Come si può vedere dalle due tornate precedenti e dall’intera storia politica israeliana, il sistema elettorale israeliano non favorisce assolutamente la governabilità e sono fondamentali i piccoli partiti. Il sistema di voto è infatti un proporzionale puro basato su un unico distretto elettorale nazionale, con l’assegnazione dei seggi che avviene con il metodo D’Hondt e una soglia di sbarramento al 3,25%.

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