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La lotta di tutto il Mondo contro i sacchetti di plastica: il caso inglese

Da Amburgo a Nuova Delhi, passando per Londra, Roma, Bruxelles, il Bangladesh e il Kenya. La guerra mondiale contro la plastica riunisce quasi tutto il Mondo, senza distinzione alcuna.
La partita contro l’addio alla plastica sporca, quella non biodegradabile, è una strada in salita ed è combattuta con il proibizionismo.

Il Bangladesh ha vietato l’uso dei sacchetti di plastica nel 2002 quando, a causa dello scarico dei sacchetti nelle fogne di Dacca, una alluvione poteva portare una tragedia nella Capitale. Amburgo ha vietato l’uso delle cialde negli uffici comunali, in Kenya si punisce con multa e arresto chi produce questo genere di sacchetti, mentre la pratica finanziaria attuata dalla May in Inghilterra sembra essere quella più efficace poiché il governo britannico vuole estendere il pagamento di 5 pence (poco più di 5 centesimi di euro) per i sacchetti della spesa persino ai piccoli negozi in Inghilterra.

IL CASO INGLESE – La Premier conservatrice May, entro il 2042, intende far sparire gradualmente l’uso della plastica dal paese. Il primo passo, come sopra accennato, è quello di porre una tassa di circa sei centesimi di euro sui sacchetti di plastica, non solo nei negozi delle grandi aziende ma anche ai piccoli esercenti.

In attesa di capire cosa accadrà nel nostro paese bisognerebbe capire perché, se i sacchetti che usiamo sono davvero capaci di trasformarsi in compost senza inquinare raccogliendoli con i rifiuti umidi, debbano poi essere per forza essere a pagamento per disincentivarne l’uso.

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