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La ricorrenza della rivoluzione iraniana

Ieri, l’Iran era una nazione in festa. L’11 febbraio, infatti, si festeggia nello stato mediorientale la ricorrenza della rivoluzione iraniana, avvenuta nel 1979 quando a capo del governo c’era lo Scià Mohammad Reza Pahlavi.
Siamo agli ultimi vagiti degli anni ottanta del Novecento, e lo Scià nel tentativo di fare dell’Iran la potenza principale del Medio Oriente accentuò il carattere nazionalista e autocratico del suo regno, impegnando la maggior parte delle risorse economiche del Paese nella costruzione di un potente e modernissimo esercito e nell’autocelebrazione della monarchia, credendo di avere tutto il popolo alle proprie spalle.

Niente di più sbagliato.

Tutte le forze di opposizione al monarca – di ispirazione religiosa, nazional-liberale e marxista – si riunirono intorno alla figura carismatica dell’Ayatollah Khomeyni, confinato in esilio prima a Najaf, in Iraq, poi a Parigi, per aver apertamente criticato lo scià fin dal 1963. A guidare la guerriglia furono all’inizio i Fedayyin-e khalq denominati “volontari del popolo” d’ispirazione marxista, che presto decisero di unirsi ai mujaheddin islamici per coinvolgere nella lotta sempre più ampi strati della popolazione ed allargare così le basi della protesta.

Le proteste di massa iniziarono nel 1978 proprio in reazione ad un articolo della stampa di regime che dileggiava l’Ayatollah Khomeyni avviando una spirale di manifestazioni di protesta che portarono al blocco del Paese. Le forze di sinistra ritennero erroneamente di poter gestire e limitare il potere del clero dove l’applicazione della shari’a sembrava un’ipotesi lontana dal potersi effettivamente realizzare, ma nulla di più sbagliato ha toccato il governo iraniano.

Le manifestazioni a favore dell’ayatollah si moltiplicavano mentre sempre più numerose erano le diserzioni nell’esercito, che l’11 febbraio annunciò il proprio disimpegno dalla lotta.

Khomeini, capo del consiglio rivoluzionario, assunse di fatto il potere, sebbene Mehdi Bazargan fosse stato nominato alla carica di primo ministro provvisorio. Mentre gli uomini del vecchio regime venivano sommariamente processati e giustiziati a centinaia dai tribunali rivoluzionari guidati dall’ayatollah Sadegh Khalkhali, il 30 marzo un referendum sancì la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran con il 98% dei voti, vennero banditi bevande alcoliche, gioco d’azzardo e prostituzione, iniziarono le persecuzioni contro gli omosessuali e chiunque assumesse comportamenti non conformi alla shari’a.

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