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L’arte del sig. Salvatore: antidoto alla malinconia

Nei giorni magici che si snodano tra il Natale e l’Epifania vi raccontiamo la storia del sig. Salvatore che disvela le meraviglie celate “in fondo al mar”A via Brigata Bologna, nel quartiere partenopeo di Fuorigrotta, c’è un piccolo antro da cui si accede attraverso una porta azzurra come il cielo terso e come la maglia della squadra del Napoli, forse in onore del pibe de oro. E’ un antro un po’ scuro, come ogni piccola grotta che si rispetti, ma rischiarato da tanti raggi di sole caldo e lucente, uno per ogni momento di meraviglia regalato dalle opere che nascono dalle mani sapienti, esperte e pazienti del sig. Salvatore Noia.

Prima pescatore, poi salumiere, Salvatore di cose buone ed un po’ magiche, capaci di coccolare cuore e palato, se ne intende. Così, una volta andato in pensione, ormai ultrasettantenne, ha deciso di trasformare il suo piccolo deposito in un’officina piena di colla, vernici e preziosi tesori portati dal mare, così come facevano le protagoniste de La Sirenetta e della pellicola Lo straniero che venne dal mare. Un luogo accogliente ed intimo da poter serntire e chiamare casa, in cui sfuggire ai fantasmi della noia, dell’inattività e anche della solitudine o volerla ricercare, all’uopo, come gradita compagna di ricordi e riflessioni.

Nascono così, dalla sua conoscenza del mare, degli anfratti. dei materiali e dalla sua creatività, piccoli gioielli creati con conchiglie di varie fogge e colori, valve e piccole perle variopinte.

Alberi di Natale nati dal colore brunito delle cozze; presepi in cui le conchiglie diventano angioletti alati, pecorelle e personaggi, ognuno con la propria specifica identità e collocazione. Ma anche portafortuna, come calabroni ed elefanti, o i teschi, con sigari e cappelli al seguito, che ricordano los dias de los muertos, propri della cultura sudamericana.

Salvatore in quel piccolo antro è davvero felice e parenti ed amici elogiano la sua creatività prolifica ed effervescente. Alcune persone gli fanno visita per respirare un po’ di quella magia e lui instancabilmente spiega le fasi di creazione delle sue creature emerse dalla spuma del mare e plasmate con amore e rispetto.

Perchè lui il mare e tutto ciò che vi dimora e lo attraversa lo ama sopra ogni cosa, così come ama dar vita a vere e proprie famiglie: da quelle antropomorfe, come il nucleo familiare di Polifem,o a quelle animali, con civetta e civettino e gallo e gallina che si abbracciano.

Con pazienza certosina tutto prende forma e trova la sua collocazione. Tutto autentico e vero, dono della natura, mica “un’imitazione fatta con il gesso!”.

Ed in quel piccolo antro, tra un tocco di colla e vernice multicolore, una spruzzata di glitter e tanta passione, le persone possono ritrovare anche qualcosa di ancora più raro e prezioso: il gusto dell’andar lenti, del fermarsi ad osservare, dell’ascolto di un racconto orale di storie sospese tra passato , presente e futuro.

Perchè come dice il mio amico Asad, che è un curatore d’arte che il mondo lo conosce e l’arte la valorizza e se ne intende, dato che i suoi occhi sono allenati a riconoscere la bellezza, quella vera, “Napoli  è un luogo magico, dove l’arte è pane e vita quotidiana, impastati con la vita comune, in luoghi aperti e non ingabbiati. Napoli è eccentrica e magica e può indicare la strada di un futuro diverso, alternativo”. Chissà… forse migliore…

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