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Libano, fra Covid e bancarotta: il paese è allo stremo

Quando il Covid è solo la goccia che fa traboccare il vaso. In un periodo duro, dettato dalla pandemia, c’è uno stato che adesso deve fare i conti con una crisi senza precedenti di cui il Coronavirus è solo l’ultimo tassello di un periodo certamente complicato.
Per la prima volta nella sua storia, infatti, il Libano ha annunciato che non sarà in grado di rimborsare la rata da 1,2 miliardi di dollari di interessi sul suo debito pubblico e ha dichiarato, di fatto, il default.

Una situazione, complice anche la crisi economica dettata dal lockdown dovuto al Covid e che ha visto le riaperture a Beireut delle attività solo una decina di giorni fa con la Fase 2, che non si era verificata neanche negli anni della sanguinosa guerra civile, tra il 1975 e il 1990 e che il primo ministro Diab ha spiegato in questi termini “La decisione non è stata facile, ma dobbiamo assolutamente ammettere che il debito è troppo alto per essere gestito dal paese”.

Il premier, infatti, ha insistito sulla decisione di sospendere i pagamenti – 1,2 miliardi di Eurobond in dollari – che dovevano essere saldate in tre rate fra marzo, aprile e giugno.

La crisi libanese ha seguito la flessione del mercato petrolifero. Quando nel 2018 il prezzo del petrolio ha iniziato a calare e l’Arabia Saudita ha ritirato il suo sostegno alle istituzioni libanesi, queste si sono viste costrette ad aumentare le tasse. Inoltre, le banche da tempo avevano imposto grossi limiti ai prelievi, rifiutandosi inoltre di convertire la lira libanese in dollari e questo ha complicato ancora di più la capacità del paese di importare beni dall’estero. Da ottobre, ancora, il prezzo della sterlina libanese – ufficialmente agganciata al dollaro dal 1997 – sul mercato nero è crollato e le banche hanno dovuto limitare i prelievi in dollari, paralizzando l’economia nel suo insieme.

Il governo di Diab dovrà quindi, adesso, rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) o sperare di ottenere sostegno da paesi amici. Ma ciò richiederà necessariamente l’adozione di misure di austerità e riforme restrittive che a pagare saranno i libanesi. Inoltre, sarà necessario convincere il partito sciita Hezbollah, – l’opposizione -che finora si è opposto a qualsiasi assistenza dall’Fmi.

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