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“Non siamo Cenerentole”, ancora poche donne nei ruoli di potere

“Una volta arrivate ai tavoli del potere le donne sanno difendersi bene, il problema è arrivarci, purtroppo spesso sono le stesse donne a rinunciare”, sottolinea Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio.

Clamorosi passi indietro sulla parità di genere, sia in politica che in economia.

Dal territorio a Palazzo Chigi: solo il 14% dei sindaci italiani è donna, nel governo Conte la presenza femminile è ferma al 17,1%, una delle quote più basse degli ultimi anni. Che il rosa non fosse il colore preferito dal Governo gialloverde lo si era capito già dalla composizione dell’esecutivo: appena 11 donne su 64 poltrone tra ministri, viceministri e sottosegretari.

Stessa tendenza nelle imprese, grandi e piccole che siano. Per avere donne nei consigli di amministrazione delle società quotate o controllate dallo Stato ci è voluta una legge, quelle sulle quote rosa, che obbliga alla nomina di almeno un terzo di donne nei cda.

 Stamattina, quando ha preso la parola al terzo giro di tavolo, ha fatto notare al vicepremier la scarsa rappresentanza femminile concludendo con un “non siamo Cenerentole”, afferma la Prampolini. “Una volta arrivate ai tavoli del potere le donne sanno difendersi bene, il problema è arrivarci – commenta – purtroppo spesso sono le stesse donne a rinunciare. Fra impresa e famiglia non trovano il tempo per fare associazione e lasciano il ruolo di rappresentanza ai colleghi. Pesa la mancanza di servizi, il welfare, la cultura dominante. Ancora ci sorprendiamo di vedere donne ai vertici, abbiamo ancora bisogno di situazioni personali d’eccezione per arrivarci. Io per esempio ho potuto contare su mio marito e sui genitori per crescere i miei tre figli. Senza di loro, stamattina, a quel tavolo, non ci sarei stata nemmeno io. Una situazione inaccettabile”.

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