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Pakistan, stop alle spose bambine

L’obiettivo è ridurre “il rischio del matrimonio infantile prevalente nel Paese oltre a salvare la donna dallo sfruttamento”.

Svolta dei diritti civili in Pakistan. Lunedì scorso, il Senato ha approvato una legge che modifica l’età minima per potersi sposare, portandola da 16 a 18 anni, e che prevede tre anni di carcere e un’ammenda di 10mila rupie per i trasgressori.

Non tutti i senatori hanno sostenuto la riforma. I voti contrari sono stati 5 contro 104 a favore, ma la legge è passata anche grazie all’astensione del partito di governo il Pakistan Tehreek-e-Insaf.

La proposta di legge era stata presentata tre mesi fa e attualmente è al vaglio dell’Assemblea nazionale, per la definitiva approvazione.

I maggiori oppositori dell’innalzamento dell’età minima sono stati gli islamisti, che hanno promesso di fare ostruzionismo anche all’Assemblea nazionale, cui spetta il compito di approvare definitivamente le norma.

Secondo l’opposizione la norma è in contrasto con quanto stabilito nel Corano, che a loro dire prevede il matrimonio già durante la pubertà.

È una vera e propria rivoluzione quella che si sta verificando in Pakistan, tra i paesi in cui il numero delle spose bambine è ancora tra i più alti del mondo. La riforma era stata proposta dalla senatrice Sherry Rehman proprio per ‘salvare le bambine dallo sfruttamento e ridurre la triste pratica dei matrimoni precoci’ in sintonia con paesi come l’Egitto, Bangladesh e Turchia.

Secondo l’UNICEF, il 21% delle ragazze in Pakistan è una sposa bambina, costretta a lasciare la scuola e la famiglia, per diventare moglie e madre. Il 3% si è sposata prima dei 15 anni. Non a caso, il Pakistan è al sesto posto tra i paesi che hanno maggior numero di spose bambine (quasi 2milioni).

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