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Puigdemont in esilio a Bruxelles: le ultime ore dell’ex Presidente

Il suo viaggio in Belgio aveva motivi di lavoro, precisamente una conferenza. Poi, qualche giorno fa, si è costituito con quattro membri del suo governo in un anonimo commissariato di Bruxelles, un palazzone tutto vetro e cemento che ha posto la fine delle sue – forse troppo eccessive –  idee.

Si può riassumere con queste poche righe, ciò che è accaduto a Carles Puigdemont, ex Presidente della Generalitat, nelle ultime ore. Sulle testa di Puigdemont, adesso, pende un mandato di arresto internazionale, gli è stato bloccato il passaporto, è in stato di fermo, gli è stata concessa la libertà condizionata ed un’apposita camera di consiglio dovrà decidere entro 14 giorni sull’estradizione.

L’ex primo ministro della Catalogna le ha viste proprio tutte. Dalla gioia e dall’euforia per la vittoria del tanto discusso Referendum, alla situazione tragica in cui adesso versa la sua persona. “Sono a Bruxelles in esilio” ha affermato Puigdemont in una conferenza “Quanto successo a Madrid è una vergogna che troverà una sua fine nei tribunali internazionali. Sono assolutamente convinto che lo stato spagnolo stava preparando una dura ondata di repressione e violenza per la quale tutti saremmo stati ritenuti responsabili. Madrid, in Catalogna, ha subito una sconfitta umiliante”.

Ora non resta che aspettare le prossime settimane. Se sarà estradizione, per Puigdemont e i suoi collaboratori si apriranno le porte delle carceri di Madrid, ma non è escluso che venga rinviato a giudizio e che i tempi slittino anche ben oltre la data del 21 dicembre quando ci saranno le votazioni del nuovo governo della Catalogna.

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