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Sardegna, a due mesi e mezzo dal voto mancano ancora sette assessori

Due mesi e mezzo dal voto, un mese dall’insediamento e poi trattative su trattative e vertici incrociati ma nessun passo avanti. La vittoria netta del 25 febbraio con quindici punti percentuali contro il centrosinistra guidato dall’ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda  non ha garantito un avvio agevolato.
Il risultato record è della coalizione a undici (tra partiti e liste) ottenuto con il sostegno personale del leader della Lega, impegnato durante la campagna elettorale anche sulla dura vertenza dei pastori sul prezzo del latte. A due giorni dalle elezioni, poi, il viaggio di Salvini dedicato ai festeggiamenti: tra i box affollati del mercato civico di San Benedetto, a Cagliari, aveva lanciato l’impetuosa promessa: “La giunta regionale la faremo in un quarto d’ora“. Una frase diventata un tormentone nelle settimane di attesa e continui rinvii. Così c’è spazio pure per l’affondo dell’alleato di governo, il leader del M5s in tour in Sardegna in vista delle elezioni europee. “L’Isola è ostaggio di bande“, attacca Luigi Di Maio da Alghero. E definisce la maggioranza sarda: “Un’accozzaglia“. Il problema principale per Solinas è proprio l’equilibrio politico: un caso raffinato da manuale Cencelli, ossia spartizione. La posta della Lega – con l’11,4 % – è considerata troppo alta dagli altri alleati (soprattutto Riformatori) ma anche da parte Psd’Az (al 9,9 %) e dei piccoli già divisi come Sardegna20. Al suo esordio isolano il Carroccio ha chiesto tre assessorati e la presidenza del Consiglio regionale, ottenuta con Michele Pais. Finora ai leghisti sardi è stato assegnato un unico assessorato, il più importante nel bilancio: alla Sanità c’è Mario Nieddu. L’altro nome – quasi certo – è quello di Daria Inzaina, gallurese – allevatrice – che avrebbe un posto blindato all’Agricoltura.

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