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Squalo killer…o forse no?

Ha fatto scalpore la notizia, diffusa dal quotidiano del Costa Rica “La Naciòn”, di una donna di 49 anni deceduta in seguito all’ attacco di uno squalo tigre. Il fatto è avvenuto durante un’immersione nei pressi dell’Isola del Cocco, un’isola vulcanica dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

In realtà è molto raro che gli squali tigre attacchino le persone e in questo caso specifico lo squalo tigre è stato lontano dalle acque dell’isola per oltre 30 anni.

Ma lo squalo rappresenta un pericolo per l’uomo?

Di solito la reazione di questi pesci è quella di evitare l’essere umano in mancanza di “provocazioni”. Un gruppo di biologi del Costa Rica spiega che:

«Gli squali non rappresentano una minaccia ed è essenziale cambiare la percezione e l’immagine che abbiamo di loro come simbolo di terrore»

Inoltre è da considerare che aumentano i rischi a causa del comportamento umano perché, come dichiara l’International Shark Attack File, «Mano a mano che in tutto il mondo cresce il numero di persone interessate a fare attività ricreative in mare dobbiamo aspettarci un conseguente aumento di incidenti»

In generale, anche in altre acque,  l’attacco di uno squalo ad un uomo resta una rara possibilità. È 75 volte più probabile essere colpiti da un fulmine che morire in acqua annegati.

Anzi, a rischiare di più sarebbero proprio gli squali, come si evince da una stima fatta dai ricercatori nel 2013. Ogni anno nel mondo vengono uccisi 100 milioni di squali pari una percentuale della popolazione totale compresa tra il 6,4 e il 7,9%. Un tasso di mortalità che i biologi giudicano insostenibile.

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