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Trony chiude 43 negozi, Dps e Frc vicine al fallimento

L’ennesima storia di fallimento, dettata da una crisi che sembra non vedere mai una fine.

Una decina di giorni fa Trony, nota azienda rivenditrice di elettrodomestici ed apparecchiature elettroniche in tutta Italia, ha chiuso 43 negozi, lasciando senza lavoro oltre 500 dipendenti e migliaia di clienti senza merca ordinata in precedenza.

E’ quanto sta accadendo da una anno a questa parte. La vicenda inizia a prendere una brutta piega dal giugno 2017 quando il Dps della famiglia Piccinno (proprietaria dell’azienda) adotta lo strumento della cessione di ramo d’azienda per passare 40 punti vendita alla società Vertex, che fa sempre capo alla famiglia. Poi però Vertex retrocede i negozi in due momenti, 16 nel mese di gennaio e 23 negozia la settimana scorsa, ma restano fuori i punti vendita di Taranto e Mestre. Dps chiede il concordato preventivo e il 25 gennaio il tribunale nomina un commissario giudiziale, Alfredo Haupt. Il 15 marzo viene dichiarato il fallimento e il curatore fallimentare resta Haupt.

Con il marchio Trony ci sono altri quattro punti vendita che fanno capo ad un’altra società, la Frc: quello di Genova ha chiuso, quello di Napoli è stato ceduto in affitto di ramo d’azienda a Piazza Italia (con il passaggio di tutti i 41 lavoratori) mentre per gli altri due, a Milano e Verona (complessivamente 64 lavoratori), non si vedono spiragli.

In crisi, pero’, non è propriamente Trony, ma Dps. Alla notizia del fallimento, i sindacati hanno organizzato un sit-in a Bari, davanti ad uno dei tre negozi della città chiusi. Molte famiglie che non sanno se avranno un futuro lavorativo, e l’attenzione è stata portata all’attenzione dello Stato chiamato adesso a fronteggiare un altro serio problema che attanaglia il nostro paese.

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