CronacaHOMEI fatti

Cane sequestrato e portato in canile perché abbaia troppo

“E’ un suo diritto, stabilito dal Giudice di Pace”. Ci sarebbe un precedente, spiega il portavoce del Movimento Animalista. Nel frattempo il pastore maremmano Miro, resta in canile.

Fino al 22 marzo scorso Miro viveva in una casa bifamiliare a Roveré della Luna, in Trentino. I carabinieri si sono presentati dalla proprietaria e hanno prelevato Miro dando esecuzione ad un provvedimento giudiziario. Secondo la procura, che ha accolto le querele presentate da un vicino di casa, la proprietaria del cane è colpevole di «disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone».

“Un pastore maremmano è stato sequestrato e portato in un canile con l’accusa di abbaiare e disturbare il vicino, che vive a 300 metri di distanza. È un fatto di una gravità inaudita, è un’azione illegale poiché abbaiare è un diritto esistenziale dei cani”.

Così in una nota, Rinaldo Sidoli, responsabile centro studi del Movimento Animalista si schiera a fianco dei padroni di Miro, il cane oggetto di sequestro giudiziario dopo due decreti penali seguiti ad altrettante querele da parte del vicino, che avrebbe perso il sonno a causa dell’abbaiare notturno dell’animale.

Secondo Sidoli vi sarebbe addirittura un precedente in Trentino. “Lo ha stabilito il Giudice di Pace di Rovereto – spiega – l’11 agosto del 2006. Teniamo a precisare che la condotta della padrona appare non idonea a recare disturbo ad un numero indeterminato di persone, per tanto se a lamentarsi del cane è un solo vicino di casa, non è disturbo della quiete pubblica. Il provvedimento va in conflitto con la sentenza della Cassazione Penale 11 aprile 2012, n. 15230. Eva Munter è vittima di stalking giudiziario” conclude.

Sulla vicenda interviene la presidente del Movimento animalista Michela Vittoria Brambilla. “Aderisco anch’io alla petizione perché sia liberato il cane Miro, reo di abbaiare troppo e troppo forte. Innanzitutto perché un cane non si può sequestrare come fosse un oggetto qualsiasi (soffre confinato in una gabbia, lontano dalla sua casa e dalla sua famiglia) e perché questioni del genere vanno risolte con ragionevolezza, buon senso, rispetto e tolleranza reciproca. L’abbaiare di un cane o il miagolare di un gatto – osserva l’ex ministro -fanno parte delle normali caratteristiche etologiche delle loro specie e non si possono considerare, di per sè, causa di disturbo della quiete pubblica, se non superano la “normale tollerabilità”. Un’espressione che il legislatore ha voluto generica, proprio per riferirsi alla “media sensibilità” delle persone (non una sola) che vivono dove i rumori “fastidiosi” sono percepiti. Peraltro le fonti di rumore, anche in una zona rurale, possono essere molte, quasi tutte di origine umana. Certo è che l’allontanamento coatto pregiudica il benessere dell’animale: perciò, in un mio progetto di legge (AC 19), propongo che in casi del genere non sia mai consentito. La mia solidarietà ai proprietari di Miro. Spero che possano presto riportarlo a casa”.

La storia del cane Mirò è stata raccontata dalla sua proprietaria Eva Munter che dopo l’accaduto ha lanciato una petizione su Change.org “FreeMiro”e la sua richiesta di aiuto è già arrivata al cuore di tanti: più di 228mila persone hanno già firmato per far tornare il cane tra le braccia della donna e nel calore della sua casa.

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