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Conte ter, operazione per sfaldare il Movimento 5 Stelle

Conte ter diventa, giorno dopo giorno, un’ipotesi sempre più improbabile. Col favore delle tenebre, stavolta è il caso di dirlo, le opposizioni lavorano per sfaldare i grillini.

Conte ter, difficile che si concretizzi: si conferma l’operazione per sfaldare il M5s

I ragionamenti filano tutti lisci, ma il Conte ter stenta a nascere. Togliamoci ogni dubbio: difficile si arrivi a concretizzare questa ipotesi. Per renderla tale il Presidente del Consiglio dovrebbe dimettersi, o andare a cadere in aula sulla relazione della giustizia, per poi ripresentarsi da Mattarella con una nuova maggioranza. Improbabile, perché se i numeri non ci sono adesso non ci saranno nemmeno dopo. Una cosa è certa: nessuno vuole che questo governo cada, a parte Giorgia Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia, infatti, è l’unica sicura di poter ottenere un vantaggio. Secondo i sondaggi è la leader più amata, subito dopo Giuseppe Conte, ed il suo partito avrebbe sfondato una barriera di consenso mai visto. Così i transfughi di Forza Italia che si sono uniti a Fratelli d’Italia per conserva i propri posti (vedi i vari Santaché e La Russa) verrebbero riconfermati. Il problema è di tutti gli altri, e su questo non ci sono dubbi.

L’operazione, che stavolta sembra davvero agire col favore delle tenebre, è portare il Movimento 5 Stelle, mai così fragile nella sua recente storia, a spezzarsi come un fuscello. Far cadere Conte, in sostanza, spingerebbe la maggioranza del parlamento attuale, sicura di non poter essere rieletta a causa del taglio dei parlamentari già in vigore, a resistere altri 2 anni. E’ quindi un tiro alla fune che va per tutti nella stessa direzione. Il trasformismo è al chiave di lettura.

Berlusconi ha sacrificato i suoi, Italia Viva non vuole scomparire e i leghisti si preoccupano

I parlamentari del Movimento 5 Stelle si sono tagliati le gambe da soli. Il taglio dei parlamentari, e questa è la verità, li vede in svantaggio. Molti di loro sono alla prima legislatura, e già per non rinunciare allo stipendio intero molti sono fuggiti in altri lidi: Italia Viva, Azione, gruppo misto (i più fedeli agli ideali) e Lega (i più opportunisti). Tutti coloro che sono rimasti nel Movimento, però, sono in una posizione scomoda. Nessuno di loro vuole andare al voto e, se necessario, si spaccheranno votando quasi certamente un governo tecnico.

Il più strategico in questa fase è stato sicuramente Silvio Berlusconi. L’ex Premier ha una forza in Parlamento che può essere ago della bilancia e lo ha fatto capire con un gesto: ha consentito a due dei suoi di sacrificarsi per la governance. Maria Rosaria Rossi era una pedina importante per Berlusconi, e sacrificarla ha mandato un segnale: appoggio esterno di Forza Italia fino a fine legislatura, meglio se con un Presidente del Consiglio scelto dalla destra o un tecnico. Se questo governo, però, dovesse avere bisogno Forza Italia ci sarebbe.

Governo tecnico? Più probabile delle elezioni

Allora il grimaldello per forzare la serratura di questa impasse politica potrebbe essere proprio la relazione sulla giustizia. Cambiarne i termini giustizialisti e renderla più garantista porterebbe da Forza Italia un appoggio così come da pezzi di Italia Viva pronti a staccarsi da Renzi. Non è improbabile, perché Matteo Salvini spinge per un governo tecnico e lo stesso vuole Matteo Renzi, ma i suoi sarebbero d’accordo? E’ improbabile.

A differenza del Mario Monti datato 2011 questo governo tecnico vedrebbe contro Pd e larga parte del Movimento 5 Stelle. Se è vero, infatti, che molti sarebbero i transfughi tra le fila grilline questi verrebbero immediatamente espulsi ed il Movimento in sé ne uscirebbe pulito andando all’opposizione. Lo stesso farebbe il Pd, e sarebbero poi gli unici a poter criticare i tecnici. Salvini e Meloni non potrebbero banchettare come fecero nel 2013 e poi per diversi anni sul Governo tecnico (che loro appoggiavano e per cui votavano felicemente in aula).

Conte ter o meno, quindi, difficilmente si andrà al voto. Di Maio, nell’intervista di ieri sera su Rai 3, non ha escluso il voto. D’altronde, resta altamente improbabile.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania da maggio 2014. Caporedattore.

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