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Cori anti-Napoli, non è una colpa juventina: il vizio appartiene all’Italia

La premessa, importante per leggere l’analisi, è che dovrebbe finire l’attenzione riguardo queste faccende. I cori da stadio non sono la vox populi, non rappresentano le idee, le intenzioni e le distinzioni dell’Italia.

La spaccatura si allarga ma non è certamente a causa del calcio. La lotta anti-juventina a Napoli ha raggiunto livelli barbari, ed altrettanto possono essere definiti i “festeggiamenti” di una parte del popolo bianconero. La vergognosa spirale di odio di una competizione sportiva, che alla base dovrebbe essere mossa da sani e morali principi, sta spaccando il tessuto nazionale.

Dobbiamo rifiutarci di credere che i cori da stadio, gli insulti reciproci, e finanche i terribili scontri e le guerriglie a cui abbiamo assistito negli ultimi 30 anni siano la vox populi. Il calcio dovrebbe essere tutt’altro ed invece è peggiorato. Cori che incitano alla distruzione di città, parolacce associate ai nomi delle squadre, rievocazione di stragi mancate, fuochi d’artificio e impiccagioni.

L’anti-Napoli non è anti-juventino

Si erano scatenati a Firenze, vistosamente irritati. A Napoli, infatti, i media già parlavano di “passeggiata di salute” di una Fiorentina che avrebbe dovuto “scansarsi” a causa del connubio anti-juventino che univa virtualmente i due popoli. “Ci faranno vincere per fare uno sgarro agli odiati juventini”, ma questi rumors i viola non li hanno mandati proprio giù. Così mentre Simeone seppelliva Insigne e compagni in campo, violando tre volte la porta di Reina, sugli spalti partivano cori contro i tifosi azzurri e la città.

Era forse l’Allianz Stadium di Torino? No, si trattava dell’Artemio Franchi e così è stato anche a Genova sponda Sampdoria. Roba da matti, ma a pensarci bene i tifosi partenopei non sono stinchi di santo. Non si può pensare di fermare l’odio altrui rispondendo allo stesso livello. Che cosa succederebbe se ad ogni offesa, ogni persona, rispondesse con un’offesa ancor maggiore? Si degenererebbe nello scontro fisico, e sarebbe guerra civile.

L’anti-napoletanità non abita a Torino. Così come l’anti-juventinismo non abita a Napoli. Ormai sono diventati pensieri, idee, malsane, che ci uniscono e ci dividono. Il contrario dello sport. Ad incitare questo ci pensano i giornalisti tifosi, a loro deve rivolgersi il più accorato appello.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania da maggio 2014.

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