HOMETEATRO

Costellazioni: un’esistenza e le sue multiformi possibilità

Teatro alla deriva ancora una volta conferma la formula del teatro su una zattera galleggiante e chiude in bellezza la sua dodicesima edizione diretta anche per quest’anno – l’undicesimo di seguito – da Giovanni Meola.

Una dodicesima edizione e una continuità fortemente volute dalla famiglia Colutta.

Lo spettacolo che chiude la rassegna è Costellazioni: la regia dell’originale inglese è di Nick Payne, mentre quella italiana è di Roberto Solofria che divide il palco, nel suo ruolo attoriale, con Ilaria Delli Paoli. La produzione è a cura di Mutamenti/ Teatro Civico 14.


Lo spettacolo è ispirato alla teoria quantistica secondo la quale esistono vari multiversi, cioè vari universi paralleli, all’interno dei quali ognuno di noi vive – come se fossero già attuali – una delle sue possibili opzioni esistenziali.


In queste dimensioni parallele, variabili come la gravità o il tempo un valore ininfluente, mentre il prevalere di una possibile versione rispetto a un’altra è quasi casuale.


I due protagonisti si incontrano, si scontrano, si sfiorano, si mancano. Talvolta, pur incontrandosi, l’incontro non è destinato ad avere un esito felice.
L’adattamento italiano è molto fedele all’originale e rivisita solo i nomi dei luoghi fisici, per ambientarlo all’interno del contesto romano.


Per me è stato molto difficile – racconta Ilaria Delli Paoli – entrare e uscire dalla pelle del personaggio con i suoi stati d’animo in cui si alternano repentinamente la lietezza legata, per esempio, a una proposta di matrimonio, e la disperazione più assoluta. Entrare nello stato d’animo di un personaggio, soprattutto se drammatico, è molto difficile, ma una volta che ci si è entrati, è ancora più difficile uscirne.  Il risultato è frutto di un grande sforzo di concentrazione“.

Una concentrazione necessaria per tenere il ritmo di un continuo loop davvero intenso, in cui le situazioni vengono vissute all’infinito, con poche varianti, fino a giungere a momenti topici di vero e proprio ribaltamento esistenziale, dove paradiso e inferno si incontrano.


Non basta – continua l’attrice – mantenere il ritmo, ma è necessario anche rispettare gli stacchi giusti, perché basterebbe cambiare una sola parola per configurare uno scenario antitetico a quelli desiderato. Per questo è stato utile lasciare ben poco spazio all’improvvisazione. Anzi, noi siamo rimasti rigidamente ancorati al testo originario. Indispensabile, poi, il supporto e la guida dell’aiuto regista Daniela Quaranta e la possibilità di avere a disposizione un valido progetto musicale a cura di Paki Di Maio. Infatti la musica accompagna le varie scene e in qualche modo le caratterizza e ne evidenzia l’avvicendarsi“.

Ilaria Delli Paoli e Roberto Solofria hanno deciso di aggiungere un’unica scena al testo originale. Un addendum che esprime il desiderio di dare una speranza ai due protagonisti. Un’appendice narrativa, frutto di una precisa scelta registica e attoriale, in cui la coppia decide reciprocamente di darsi un’altra possibilità. Chissà se in questo multiverso la loro storia proseguirà felicemente senza essere segnata da un possibile epilogo tragico che, in vari momenti dell’incrocio tra i due, è stato in qualche modo preannunciato dalla malattia della madre di Marianna.

Una recitazione serrata che dà vita a un loop a tratti parossistico. Un effetto di straniamento ancora più forte perché ottenuto attraverso la sola forza attoriale, in completa assenza di scenografia. Sono i due attori a trascinare il pubblico all’interno di un universo parallelo abitato dalla sofferenza. A dar loro supporto solo il passaggio da una luce calda a una fredda – bianca al neon – che rende l’atmosfera quasi spettrale, ricordando quella di un laboratorio o di un ospedale asettico, dove si dissezionano sentimenti, emozioni ed esistenze.

Ci serviva un luogo non luogo – spiega ancora Ilaria – un posto ‘altrove’, un luogo ‘ovunque’. Una connotazione che rimanesse immaginifica e ci permettesse di concentrarci sulla relazione e sul lavoro attoriale. Lo permettesse a noi e al pubblico”.


Per Costellazioni si tratta della terza rappresentazione italiana dopo l’esordio a dicembre 2022 presso il Teatro Civico 14 di Caserta.

A questa è seguita la rappresentazione a marzo a Lanciano ed è prevista una quarta rappresentazione presso lo spazio dell’Antico Mulino Pacifico – Solot di Benevento.


I temi trattati dagli spettacoli prodotti da Mutamenti/Teatro Civico 14 sono tutti improntati a casi di cronaca o ad argomenti di denuncia sociale, frutto di un lavoro di indagine e di ricerca.


Per esempio – racconta Ilaria – il mio ultimo lavoro registico, andato in scena lo scorso novembre, raccontava  la storia vera di un giovane pianista, oggetto di abusi sessuali durante la sua infanzia. I traumi subiti lo porteranno a sviluppare una serie di dipendenze fisiche ed emotive”.
Il nostro prossimo progetto, realizzato in collaborazione con La piccola Città del Teatro, invece vira su toni decisamente leggeri e giocosi e tratta dei mille possibili equivoci d’amore. Il nostro è un tentativo di alleggerire innanzitutto il nostro portato emotivo, ma anche di portare in scena temi che possano suscitare reazioni diverse nel pubblico. Personalmente sto esplorando numerosi universi espressivi e mi sto avvicinando sempre di più alle performing art che si snodano tra musica elettronica e un lavoro sulla e con la voce
“. 

La foto in copertina è di Pino De Pascale.
Foto ufficiali di Davide Russo

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